Giovedì 18 Aprile 2024

Ebola, dimessi medico e infermiera curati con il siero Zmapp. "Giorno miracoloso"

Mentre il virus Ebola continua a mietere vittime in Africa, un filo di speranza viene dalla cura sperimentale Zmapp, testata su un medico americano e un'infermiera che ora stanno bene, tanto da essere stati dimessi dall'ospedale. Intanto i Medici senza frontiere accusano: "In Africa è un completo disastro"

Ebola, il dottore Kent Brantly guarito con il siero sperimentale (Foto Ap)

Ebola, il dottore Kent Brantly guarito con il siero sperimentale (Foto Ap)

Washington, 21 agosto 2014 - Mentre il virus Ebola continua a mietere vittime in Africa, un filo di speranza viene dalla cura sperimentale Zmapp, testata su un medico americano e un'infermiera che ora stanno bene, tanto da essere stati dimessi dall'ospedale. Intanto i Medici senza frontiere accusano: "In Africa è un completo disastro".

DIMESSI MEDICO E INFERMIERA - Il dottore-missionario americano Kent Brantly, contagiato ai primi di agosto da ebola in Liberia, è stato dimesso dopo essere stato curato per primo con il siero sperimentale Zmapp. Brantly era stato trasferito negli Usa il 2 agosto dopo aver ricevuto una prima dose del siero che sembra quindi aver dimostrato la sua efficacia contro il virus. Lo Zmapp era stato testato fino ad allora solo sulle scimmie ma le condizioni disperate di Brantly lo indussero ad accettare il trattamento. Da allora Brantly è progressivamente migliorato. Lo stesso siero si è rivelato inutile per un missionario spagnolo 75enne, Miguel Pajares. Lo Zmapp è stato somministrato anche a una collega di Brantly, l'infermiera Nancy Writebol, che con lui aveva contratto l'ebola in Liberia ai primi di agosto. Anche lei è stata dimessa dall'ospedale dell'università di Emory ad Atlanta, dopo aver ricevuto il siero sperimentale. Le dimissioni di Brantly e della Writebol sono state comunicate dalla 'Samaritan's Purse', l'organizzazione per cui entrambi lavoravano.

"Oggi è un giorno miracoloso, sono felice di essere vivo e voglio ringraziare tutti coloro i quali hanno pregato per me mentre ero malato in Liberia e i medici che si sono occupati di me qui all'ospedale EMory di Atlanta". Queste le prime parole di Brantly. "Sono qui perché ho pregato un Dio che risponde alle preghiere", ha aggiunto il medico. I due missionari "sono guariti": "I risultati di una serie di rigorose analisi e test condotti su di loro hanno determinato che sono sani", ha detto il direttore della divisione delle malattie infettive dell'Emory hospital, precisando che gli esami sono stati rivisti anche dagli specialisti dei Cdc.

NUOVI CASI - Cinque nuovi casi di virus ebola sono stati individuati in Nigeria, ha annunciato il commissario alla Salute di Lagos, Jide Idris, spiegando che due persone hanno contratto il virus dai primi contagiati dal liberiano Patrick Sawyer, che ha portato l'ebola nel Paese. "I nuovi casi sospetti hanno aumentato il numero di pazienti in isolamento da due a sei", ha spiegato Idris.

ALLARME IN SIERRA LEONE - A causa dell'emergenza ebola, che conta almeno 783 casi accertati in Sierra Leone, il già debolissimo sistema sanitario del Paese africano sta collassando: a lanciare l'allarme è Emergency. Secondo l'organizzazione medico-umanitaria, nell'area della capitale Freetown, dove ci sarebbero almeno 20 casi accertati, le sole strutture sanitarie pienamente funzionanti sono il Centro chirurgico e il Centro pediatrico di Emergency. L'ospedale pediatrico locale è chiuso e il Connaught hospital lavora in modo discontinuo a causa dell'assenza del personale medico e infermieristico, spaventato dal diffondersi del contagio e dalla paura di contrarre il virus. L'ultimo report ufficiale dell'Organizzazione mondiale della sanità dichiara che in Sierra Leone 52 operatori sanitari sono stati infettati dal virus e 28 di loro sono morti. Gli ospedali privati sono chiusi dalla scorsa settimana: non sono pronti ad affrontare l'emergenza e non hanno nessun obbligo di rimanere aperti, segnala Emergency, che è presente nel Paese dal 2001. Il Military Hospital di Freetown ha chiesto a Emergency di formare i militari sull'uso dei dispositivi di protezione individuale per trattare i pazienti potenzialmente infetti dal virus. Con la dichiarazione dello stato di emergenza dello scorso 30 luglio, infatti, la Sierra Leone aveva deciso la mobilitazione dei militari per garantire il rispetto delle procedure di sicurezza per la prevenzione della diffusione di Ebola. Dall'inizio dell'epidemia, Emergency ha isolato 6 pazienti: fortunatamente nessuno e' risultato affetto da virus. Per far fronte al pericolo di contagio, il personale mantiene la massima attenzione nell'uso dei dispositivi di protezione: in un Centro chirurgico il rischio di contatto con liquidi biologici e' altissimo. Sono state limitate le visite dei parenti e sono state allestite due tende di isolamento dove ricoverare i casi sospetti.

CHIUSE FRONTIERE DEI PAESI PIU' COLPITI - Le autorità del Sudafrica hanno chiuso le frontiere ai viaggiatori provenienti dai tre Paesi più colpiti dall'epidemia: Guinea, Liberia e Sierra Leone. Il ministero della Salute di Pretoria ha annunciato un "divieto totale" di ingresso nel Paese a tutte le persone che arrivano da Paesi ad "alto rischio", a esclusione dei cittadini sudafricani. Secondo gli ultimi dati diffusi dall'Organizzazione mondiale della Sanità (Oms), l'epidemia di ebola ha provocato finora 1.350 morti con 2.473 casi di contagio in Guinea, Liberia, Nigeria e Sierra Leone. In Liberia si è registrato il numero più alto di morti tra il 17 e il 18 agosto (95) e 126 nuovi casi di contagio, per un totale di 576 decessi e 972 persone che hanno contratto il virus. In Sierra Leone i morti finora sono 374 e i casi di contagio 907, in Guinea 579 le persone malate di ebola e 396 i morti, mentre la situazione appare sotto controllo in Nigeria, con 4 morti e 15 contagiati e nessun caso di contagio registrato tra il 17 e il 18 agosto

L'ACCUSA DI MSF - ''L'epidemia di Ebola in Africa occidentale è un completo disastro e le agenzie di salute non hanno ancora raggiunto e compreso a pieno il loro scopo. Nessuno ancora ha una reale misura della vastità di questa crisi", accusa Medici senza frontiere puntando il dito contro una gestione insufficiente dell'epidemia. "Non c'è una buona raccolta dei dati né una sorveglianza sufficiente".