Farinetti esporta cibo e lavoratori «Cerco 100 giovani per New York»

A una quarantina dei 200 lavoratori del ristorante Eataly a Expo è già arrivata una chiamata dai piani alti dell’azienda: la proposta è di proseguire il contratto, ma il patron immagina anche un'espansione nella Grande Mela

Oscar Farinetti

Oscar Farinetti

Milano, 23 settembre 2015 - A una quarantina dei 200 lavoratori del ristorante Eataly a Expo è già arrivata una chiamata dai piani alti dell’azienda: la proposta è di proseguire il contratto dopo il 31 ottobre. «I più bravi abbiamo già deciso di inserirli», spiega Oscar Farinetti, patron della catena di negozi di cibo made in Italy. Tuttavia, il dopo Expo è solo un tassello del programma più ampio di investimenti all’estero del gruppo, che prevede anche assunzioni di personale italiano da spedire oltre confine.

La destinazione su cui al momento gli occhi sono puntati è New York. Nella Grande mela Farinetti ha già messo piede con un emporio che guarda il Flatiron Building, uno degli edifici simbolo della metropoli, ed entro la fine dell’anno è in programma l’apertura di un secondo negozio nel centro commerciale che sorgerà dove un tempo c’era il World Trade Center. Tuttavia i vertici del gruppo hanno un problema da risolvere. «Abbiamo grosse difficoltà a trovare del personale – spiega Farinetti –, perché là l’economia tira da pazzi». Di conseguenza, oltre a mozzarelle, salumi e biscotti tipici del Belpaese, l’idea dell’ex manager di Unieuro è di esportare negli Stati Uniti anche lavoratori italiani. Finora il dossier era circolato solo sulle scrivanie dell’amministrazione di Eataly, ma ora, con l’inaugurazione del secondo emporio alle porte, il fondatore del gruppo viene allo scoperto. «Vorremo portare un centinaio di giovani italiani che hanno voglia di andare a lavorare per almeno tre anni a New York – anticipa Farinetti – e in New York due vorremmo avere almeno la metà di italiani». Le candidature, anche se la campagna assunzioni non è ancora partita, sono di fatto aperte.

Prima di New York 2 l’azienda inaugurerà i negozi di Monaco di Baviera (il 26 novembre) e Mosca, che si aggiungono alle aperture di San Paolo del Brasile e di Seul. Il piano di investimenti internazionali beneficia dei 25 milioni di euro di ricavi dall’operazione Expo che Eataly ha iscritto a bilancio. La maxi-locanda, con venti ristoranti in rappresentanza delle regioni italiane, si estende per ottomila metri quadri, in due delle aree di servizio costruite dagli organizzatori dell’Esposizione universale. Nei mesi scorsi l’appalto in mano a Eataly era finito sotto la lente dell’Autorità nazionale anticorruzione, guidata da Raffaele Cantone, che aveva eccepito rilievi sul metodo di assegnazione diretta al gruppo fondato da Oscar Farinetti. Polemiche rispedite al mittente dal patron, che prima di inaugurare il ristorante il primo maggio aveva spiegato di aspettarsi almeno di non finire in perdita. «Il punto di pareggio è a 20 milioni di fatturato che non è facile da raggiungere in sei mesi, soprattutto per i costi di ammortamento. Per questo noi riutilizzeremo tutti gli elementi di Expo nei futuri Eataly che apriremo», aveva dichiarato Farinetti ai microfoni di Radio 24. Sostenitore convinto della manifestazione, il patron di Eataly si rivela più tiepido rispetto al progetto di prolungare l’apertura di una parte di Expo, ad esempio l’area di Padiglione Italia, come proposto dalla Cisl. «Questa è un’esposizione ed è giusto che finisca il 31 ottobre – osserva Farinetti –. Io sarei per rispettare quello che ci siamo detti. L’attrattività di questo posto sono i grandi padiglioni stranieri, che sono costretti a chiudere e ad andare via, faremmo secondo me un’accozzaglia». E sul destino dei terreni, aggiunge: «Mi piacerebbe vedere mischiate la scuola e le arti e i mestieri, le grandi vocazioni del nostro Paese che sono sei: turismo, patrimonio artistico, agroalimentare, moda, design e industria manifatturiera di precisione, non solo celebrate ma anche insegnate, vicino all’università».