Venerdì 19 Aprile 2024

Divorzio breve, da domani diventa più facile dirsi addio. 50mila le coppie già interessate

La novità maggiore riguarda la riduzione della durata minima della separazione, che scenda da 3 anni a 12 mesi. Per quanto riguarda le separazioni consensuali, la durata di tale periodo è fissata in 6 mesi. Il presidente dei matrimonialisti: "E' un primo passo per arrivare al divorzio diretto, in cui la separazione potrebbe diventare facoltativa e non obbligatoria, come già avviene in alcuni Paesi europei"

Un registro per celebrare il matrimonio (Ansa)

Un registro per celebrare il matrimonio (Ansa)

Roma, 25 maggio 2015 - Da 6 a 12 mesi per dirsi addio. Da domani entrano in vigore le nuove norme sul cosiddetto divorzio breveapprovate dal Parlamento in via definitiva il 22 aprile scorso e pubblicata in Gazzetta Ufficiale il 6 maggio. Ecco, nel dettaglio, le principali novità della legge 55/2015, composta da 3 articoli.

RIDUZIONE DEI TEMPI PER IL DIVORZIO - Si riduce da 3 anni a 12 mesi la durata minima del periodo di separazione ininterrotta dei coniugi che legittima la domanda di divorzio. Tale termine decorre dalla comparsa della coppia davanti al presidente del tribunale nella procedura di separazione personale. Per quanto riguarda le separazioni consensuali, la durata di tale periodo è fissata in 6 mesi, anche nel caso in cui il giudizio contenzioso si sia trasformato in consensuale.

SCIOGLIMENTO DELLA COMUNIONE LEGALE - La comunione tra coniugi, nel caso di separazione personale, si scioglie nel momento in cui il presidente del tribunale autorizza i coniugi a vivere separati. In caso di separazione consensuale, lo scioglimento avviene dalla data di sottoscrizione del processo verbale di separazione dei coniugi dinanzi al presidente, purché omologato. L'ordinanza con cui i coniugi sono autorizzati a vivere separati viene comunicata all'ufficiale dello stato civile per l'annotazione dello scioglimento della comunione.

PROCEDIMENTI IN CORSO - L'articolo 3 della legge dispone che le nuove norme vengano applicate ai procedimenti in corso alla data di entrata in vigore della riforma, anche nei casi in cui il procedimento di separazione che ne costituisce il presupposto risulti, in quella data, ancora pendente.

MATRIMONIALISTI: "PRIMO PASSO" - Una "rivoluzione copernicana" per il nostro Paese "dove, in passato, bisognava attendere anche fino a 7 anni per divorziare". Così l'avvocato Gian Ettore Gassani, presidente dell'associazione avvocati matrimonialisti italiani (Ami), definisce la riforma sul divorzio breve che 'abbatte' i tempi per passare dalla separazione al divorzio. "E' un primo passo - auspica Gassani - verso una riforma più radicale, con cui la separazione potrebbe diventare facoltativa e non obbligatoria per divorziare. In alcuni Paesi europei, infatti, è possibile già il divorzio diretto". Il presidente degli avvocati matrimonialisti esprime però qualche perplessità sulla durata minima di 12 mesi, nei casi di separazione giudiziale, del periodo per poter chiedere il divorzio: "Non mi convince - afferma -: è uno slogan inapplicabile, data la lentezza e la complessità dei procedimenti civili nel nostro Paese". Difficile fare delle stime su quante coppie, da domani, saranno interessate dalla nuova normativa: "Il provvedimento legislativo può riguardare da 50mila a 300mila procedimenti, una forbice molto ampia dovuta al fatto che non tutti in Italia intendono passare dalla separazione al divorzio. Ogni anno in media ci sono 90mila separazioni ma solo 50mila divorzi". I vantaggi che la nuova legge porterà a chi si trova a vivere la fine di un matrimonio saranno soprattutto di carattere psicologico e sociale: il divorzio breve, secondo Gassani "porterà ad evitare le asprezze che aumentano tra i coniugi nel periodo molto duro che si vive in attesa di una sentenza e sarà un incentivo alle separazioni consensuali, nelle quali c'è bisogno solo di pochi mesi per definire la situazione". Inoltre, la nuova legge segnerà uno 'stop', sottolinea il presidente dell'Ami, per il cosiddetto 'turismo divorzile', che finora ha coinvolto circa 10mila coppie: "Le norme Ue consentono che un cittadino che prende la residenza all'estero per 6 mesi - ricorda Gassani - possa rivolgersi per le controversie civili al giudice di quel Paese, ora non ce ne sarà più bisogno".