IL LIBRO DE IL GIORNO DI GENNARO MALGIERI - Talleyrand e Fouché maestri d’opportunismo

Hanno servito tutti, ma in realtà nessuno. Di fatto hanno servito soltanto se stessi con il cinismo più smodato. Sono stati traditori per vocazione e convinzione. In politica e nella vita privata. Due secoli non sono bastati a farli dimenticare. E come si sarebbe potuto? di Gennaro Malgieri

Il libro de Il Giorno di Gennaro Malgieri

Il libro de Il Giorno di Gennaro Malgieri

Milano, 24 aprile 2015 - Hanno servito tutti, ma in realtà nessuno. Di fatto hanno servito soltanto se stessi con il cinismo più smodato. Sono stati traditori per vocazione e convinzione. In politica e nella vita privata. Due secoli non sono bastati a farli dimenticare. E come si sarebbe potuto? Chateaubriand, descrivendo l’arrivo di entrambi da Luigi XVIII, per sottoscrivere l’ennesimo giuramento di fedeltà che poco dopo sarebbe volato via come uno straccio inservibile, li definì icasticamente “il vizio appoggiato al braccio del crimine”. Il vizio era Charles-Maurice di Talleyrand-Périgord, il crimine Joseph Fouché. I due, responsabili di misfatti e orrori, hanno governato, con avidità e vanità, la Francia quando non hanno semplicemente contribuito ad indirizzare le sue politiche per oltre un trentennio. Entrambi vanno iscritti nel voluminoso libro dei corrotti che hanno smantellato l’ordine europeo aprendo la strada alla dissoluzione del principio di legittimità su cui si fondava la vita di popoli e nazioni.

Alessandra Necci, raccontandone la stupefacente parabola nel contesto del tempo che li vide protagonisti di prima grandezza, ci offre un saggio non soltanto brillantissimo e ricco di particolari del passaggio dall’ancien régime al tempo nuovo che avrebbe segnato la fine della vecchia Europa, ma anche due raffinati ritratti psicologici. Dal volume emerge, per di più, che “il diavolo zoppo e il suo compare” non sono soltanto due “incidenti” della storia, ma gli esempi più rappresentativi della trasformazione dell’intrigo in forma di governo che non ha aperto le porte alla democrazia, come ci si illudeva dopo la Grande Rivoluzione, ma ha ispirato i più sanguinosi genocidi dell’umanità. In nome della Ragione ideologica, naturalmente. Come nel 1789.

Talleyrand e Fouché, sotto l’occhio indagatore della Necci, si muovono come spregiudicati burattinai che non arretrano di fronte a niente. Sconfessano tutto ciò che non gli è più utile: la Chiesa di cui hanno fatto parte, la monarchia borbonica nella quale si sono identificati, la Rivoluzione dopo averla sostenuta, il Terrore che hanno avallato, il regicidio invocato, il bonapartismo assecondato. Potevano non favorire il ritorno di Luigi XVIII fratello di colui che avevano fatto ammazzare? Neppure la Restaurazione, alla fine, li placa. Il potere è tutto e cercano di lucrare dal nuovo ordine. La loro apparizione, per appartarsi e discutere come si conviene tra “carissimi nemici” nella notte del 6 luglio 1815 alla festa del duca di Wellington, a meno di un mese dalla disfatta di Waterloo, è il segno che la politica del tradimento marcherà indelebilmente il “mondo nuovo”. E la Necci, non a caso, fa cominciare la storia da quella notte nella quale il principe di Benevento ed il duca d’Otranto, entrambi spretati, riprendono ad affilare i coltelli come hanno sempre fatto.

ALESSANDRA NECCI, Il Diavolo zoppo e il suo Compare, Marsilio