Con "Tempeste" Shakespeare al femminile: al Piccolo spettacolo in "libera uscita"

Con il Cetec (Centro Europeo Teatro e Carcere), sabato e domenica allo Studio «San Vittore Globe Theatre – Atto secondo. Le Tempeste»

Una scena dello spettacolo

Una scena dello spettacolo

Milano, 6 dicembre 2016 - «Siamo fatti anche noi della materia di cui sono fatti i sogni. E nello spazio e nel tempo d’un sogno è racchiusa la nostra breve vita». Chissà quanti cuori ha fatto innamorare Shakespeare. E quante Giulietta ha fatto vendere... Ma in realtà la (celeberrima) frase è di Prospero, duca di Milano. Spodestato con l’inganno e ora esiliato su un isolotto del Mediterraneo, dove cerca di rimettere a posto le cose scagliando a destra e a manca magie e sortilegi, grazie all’aiuto del fido Ariel. Insomma è «La Tempesta», meraviglia che al Piccolo significa soprattutto la storica regia di Giorgio Strehler. Ma che da sempre è banco di prova per grand’attori in vena d’assolo o affascinanti spettacoli corali. Come quello che propone il Cetec (Centro Europeo Teatro e Carcere), sabato e domenica allo Studio con «San Vittore Globe Theatre – Atto secondo. Le Tempeste». Una versione tutta al femminile. Che vede insieme sul palco volontarie, artiste e detenute sotto la consueta regia della direttrice artistica Donatella Massimilla.

Teatro in libera uscita, come sottolinea la stessa cooperativa sociale onlus con buona dose di autoironia. «La tempesta» è un filo rosso che diviene metafora dei rovesci della vita. Del destino. Ma che s’incrocia presto con altre opere del Bardo e, soprattutto, con i versi scritti dalle stesse interpreti. Testi nati all’interno di un percorso laboratoriale di auto-drammaturgia. E che vanno a comporre un lavoro provato per mesi nei corridoi e nei cortili delle carceri. Durante le ore d’aria. «Abbiamo creato la cooperativa sociale Cetec – spiega Donatella Massimilla –, diretto l’Edge Festival e scelto di praticare un Teatro della Vita dentro e fuori San Vittore e le carceri d’Europa, comprendendo sempre di più che è in atto il rovesciamento fra teatro e carcere. Sono loro, i detenuti attori, scrittori e artisti che prenderanno il nostro testimone. A loro consegniamo pedagogia e formazione, chiediamo serietà e capacità di re-esistere. Noi, come Prospero vorremmo scatenar Tempesta e ritrovare la nostra Libertà. Una regia corale, unisce Le Tempeste delle attrici recluse ai versi di Shakespeare, ai tatuaggi delle loro vite».

Bell’immagine questa dei tatuaggi. Unisce la bellezza con le cicatrici dell’esistenza. E racconta la complessità di un lavoro come quello svolto quotidianamente dal Cetec. Complimenti allora al Piccolo. Che torna ad ospitare la compagnia dopo il bel successo di due stagioni fa. «Uno spettacolo che vorremmo dedicare a due Maestri che ci sono stati particolarmente vicini negli anni – conclude Massimilla –: Dario Fo e Giorgio Strehler. Il primo ci ha donato momenti magici a San Vittore; il secondo appare come «Prospero» da immagini audiovisive clandestine, ritrovate quest’anno, che documentano l’incontro artistico e umano che il Maestro fece con il nostro gruppo Ticvin - La Nave dei Folli su «La Tempesta» di William Shakespeare».