Pessoa jazz, la sua poesia canta e suona con Deidda

Mariano Deidda presenta il quinto album dedicato al poeta scrittore

Mariano Deidda

Mariano Deidda

Milano, 18 gennaio 2018 - Canta Pessoa. E Mariano Deidda racconta e la banda suona davanti al Tejo e Lisbona. “Pessoa sulla Strada del Jazz” è il secondo album portoghese di Mariano Deidda e il quinto dedicato alle poesie dello scrittore tradotto da Antonio Tabucchi. “Mettere in musica un poema è accentuare in esso l’emozione, rafforzandone il ritmo”, diceva Pessoa, citando la musica classica ma anche quella popolare e il fado. “Molte delle poesie - conferma Deidda - sono tratte dal Libro dell’inquietudine, tradotte da Tabucchi. Parlano di uno sconforto costruttivo”. Da non equivocare come il blues degli afro-americani, doloroso ma vitale, e il blue dei loro fratelli bianchi, melanconico virtuale (virale). “Tabucchi, che molto mi ha insegnato e aiutato - ricorda Mariano - diceva: non smettere di musicare Pessoa, è importante che lo ascoltino ancora”. Sulla strada del jazz, che qui è musica di scena perfetta e compagno di rua. Le trombe di Enrico Rava e Kenny Weelher, i fiati di Gianluigi Trovesi, il contrabbasso di Miroslav Vitous, la fisarmonica di Gianni Coscia, Bagnoli, Careqa, Segreto, La Piana, Zanetti. Nel jazz conta la pronuncia e qui la dizione, fra amore e psiche, perfetta.

“La canzone d’autore è morta - sostiene Deidda -, meglio cantare i grandi poeti”. Un’idea che era nella scrittura di Battiato, De Andrè e ci metto pure Gianmaria Testa. Un diverso Paolo Conte. Deidda è figlio del Novecento, di Satie, archi contemporanei, etnica e jazz, l’idea del fado e l’andata e ritorno col Brasile. Quel modo trobadorico e arabo di armonizzare alla chitarra. Ascoltate e leggete “Clarino chiaro”, “Canzone per Lisbona”. “L’essenziale”. “È l’amore che è essenziale, il sesso è solo un accidente. Può essere uguale o differente. L’uomo non è un animale, è una carne intelligente”. “Essere compreso”, “ho sempre rifiutato di essere compreso... preferisco essere preso seriamente per quello che non sono”. “L’ombra di me stesso”. Sogni ineffabili, metafisica. “Giace l’Europa poggiata sui gomiti...”. Lavoro bellissimo, dovete credermi, che rischia di essere premiato come “Nel mio spazio interiore”. Devo a Luciano Del Sette e al suo notevole intervento sul Manifesto altre intuizioni e notizie. Lisbona, Baixa, rua da Assunção, frequentata da Fernando Pessoa, dove incontrò Ofélia Queiroz. “Era il 1929, Fernando campava traducendo lettere commerciali, Ofelia faceva la dattilografa. Fu amore di qualche bacio e basta, segnato da lettere, poesie e dal tormento che accompagnerà tutta la breve vita di Pessoa”. Al trentanove della rua, aveva aperto Casa Valentim de Carvalho, vendita di grammofoni e strumenti, edizioni musicali. La futura musica in Lusitania. Quella che pubblica questo album da leggere e ascoltare. Amare.