Ci manchi, Mimì. Al Teatro Nuovo omaggio a Mia Martini

Evento organizzato dall’Associazione Culturale Minuetto e dalla sorella Leda Bertè

Mia Martini, musa e interprete di grandi autori

Mia Martini, musa e interprete di grandi autori

Milano, 24 settembre 2017 - Dedicato a Mimì e ai suoi settant’anni. Lo scorso 20 settembre, infatti, Mia Martini avrebbe festeggiato uno di quei compleanni che piovono dall’alto come un dono del cielo o come un dazio da pagare a seconda dei momenti, degli umori, degli affronti e delle generosità della vita. A festeggiarla pensa stasera al Teatro Nuovo di piazza San Babila uno stuolo di estimatori ed ex colleghi riuniti, come già in passato, dall’Associazione Culturale Minuetto e dalla sorella (maggiore) Leda Bertè.

A tenere i fili di questo quinto «Buon compleanno Mimì» sarà Luisa Corna assieme alle canzoni, agli aneddoti e ai ricordi virati tenerezza di Ornella Vanoni, di Omar Pedrini, di Anna Tatangelo, di Mario Venuti, di Marianne Mirage, di Alice Paba, di L’Aura, de Il Cile, di Loredana Errore, di Alessio Bernabei. Perché quella della Martini è una voce che la canzone italiana non ha mai smesso di amare, come ricorda pure l’antologia «La vita è così» appena arrivata nei negozi. Al Nuovo tutti gli ospiti lasceranno rotolare una moneta d’argento nel juke box dell’interprete di «Almeno tu nell’universo», liberando quel pezzo di Mimì che gli si agita dentro. «Io canterò ‘Minuetto’, la canzone del suo repertorio che amo di più perché realizza un connubio davvero speciale fra musica classica e rock orchestrale, accompagnata da un testo di Franco Califano super emozionante» anticipa L’Aura. L'eredità di Mia, al secolo Domenica Rita Adriana Berté, e la sua influenza sulle nuove generazioni costituisce uno dei tratti più significativi di questi «compleanni» zeppi di amici. «Per me come per diversi altri rimane la cantante italiana del passato preferita» prosegue la cantante bresciana, che stasera al Nuovo eseguirà pure la sua «La meccanica del cuore». «Una musicista raffinata, innamorata del jazz e della melodia. Un’anima sensibile e delicata, una grande artista. Io mi ci sono imbattuta per caso, tra i solchi di ‘Oltre la collina’, un album in puro stile anni ‘70 a cui basta l’intensità di ‘Padre Davvero’ per renderla una voce fuori dal coro. Nel mio nuovo album ‘Il contrario dell’amore’ un omaggio a Mimì vuol essere pure ‘L’amore resta se c’è una fine’, pezzo in cui si respira l’atmosfera di quelle ballate un po’ malinconiche, ma piene di passione, che l’hanno resa celebre».

L’Aura aveva dieci anni, Bernabei appena tre e la Paba non era nemmeno nata quel giorno di maggio del ’95 in cui i pompieri, dopo aver sfondato il portone, trovarono il corpo senza vita della cantante riverso sul letto del suo appartamento di Cardano al Campo con la cuffietta del walkman ancora in testa. Dopo anni di amarezze e incomprensioni Mimì, «la monomaniaca della musica» come la definiva un compagno d’arte e di vita quale Ivano Fossati, s’era ripresa il suo mondo. E nessuno avrebbe potuto più strapparglielo. Cocaina, disse il referto autoptico. Solitudine convennero i più. E, per favore, niente pettegolezzi.