Milano, 29 aprile 2017 - “Settimanale di grandi avventure”: grande settimanale, avrebbero potuto scrivere tranquillamente, senza peccare di superbia. Già il 21 aprile 1956 il nuovo quotidiano “Il Giorno” aveva sconvolto l’immobile panorama dell’editoria periodica italiana: grafica inedita, argomenti mai trattati, i sindacati e non solo i “padroni”, grandi firme e, rivoluzionaria, una pagina di fumetti, modello americano. Un anno dopo, il 28 marzo 1957, l’omino in pigiama, assonnato e spettinato, disegnato da Raymond Savignac, apriva un’altra finestra, questa appunto sul “settimanale di grandi avventure”: era nato “Il Giorno dei Ragazzi”, supplemento gratuito a colori, appuntamento irrinunciabile del giovedì, per ben undici anni. Per celebrare i sessant’anni dall’uscita di quel primo numero, Wow Spazio Fumetto, il vivacissimo museo diretto da Luigi F. Bona, inaugura oggi una mostra a ingresso libero nei suoi spazi di viale Campania 12. Apertura sino al 21 maggio.
«Sarà un percorso sintetico ma preciso attraverso tutta la vita del giornalino. Che, emulo del fratello maggiore, o del padre, scegliete voi, cambiò il modo di fare fumetti in Italia. Quindi iniziamo proprio con un omaggio ai due fondatori del “Giorno”: Cino Del Duca, grande editore in Francia come in Italia, anche di fumetti (l’“Intrepido”, “Il monello”) oppositore di fascismo e nazismo, oggi quasi dimenticato insieme ai suoi fratelli, ed Enrico Mattei, l’inventore dell’Eni, al quale un quotidiano come “Il Giorno” serviva per saltare i filtri dei governi. Ricorderemo tutti e due anche con nostalgiche fotografie d’epoca».
Anche Mattei appoggiò l’idea di un settimanale per giovanissimi? A fumetti?
«Certo. Chiamò a realizzarlo uno sceneggiatore di prestigio come Andrea Lavezzolo. Che progettò il supplemento forse da solo, forse insieme a Jacovitti: dipende a quale leggenda si vuole credere. È certo invece che Lavezzolo non era proprio amato in redazione: il suo “Giorno dei Ragazzi” era una creatura quasi autonoma».
Lavezzolo s’ispirò a qualche modello?”
«Sì, a “Eagle”, un’importante testata inglese che pubblicava cose bellissime, a partire da Dan Dare, il pilota spaziale. Come fece infatti lui. E noi, grazie alla Fondazione Franco Fossati, esporremo il primissimo numero di “Eagle”, anno 1950, un pezzo rarissimo, Insieme a numeri della testata consorella olandese. Lavezzolo, d’altro canto, veniva dai fumetti, dalla Dardo, per cui aveva inventato Gim Toro e Kinowa, ma non era soddisfatto. E poi quanto guadagnava al “Giorno”…».
E Jacovitti?
«Jac al “Giorno dei Ragazzi” arrivò subito. Dal primo numero. Lui amava il western. Aveva disegnato Tex Revolver per “Il Vittorioso”. Ma un giornale cattolico non lo lasciava libero di esprimersi come voleva. Lui era un anarchico di centro, una testa matta. I preti non gli permettevano di disegnare personaggi femminili con le amate tettone».
Anche “Il Giorno” una volta lo censurò…
«Sì, per un cavallo a sei zampe: il supercavallomaggiore. Ma gli lasciò fare la pubblicità alla Esso».
«Certamente. Per esempio gli “Albi”. Otto numeri, usciti dal gennaio all’agosto del ’62: erano le ristampe delle prime storie di Cocco Bill, trenta tavole ogni fascicolo. In mostra saranno anche i paginoni giganti di Jacovitti: il doppio di un quotidiano di oggi».
Quali altri personaggi creò Jacovitti per “Il Giorno dei Ragazzi”?
«Molti, da Tom Ficcanaso a Gionni Galassia”.
E altri cartoonist?
«Anche qui parecchi. Giuseppe Perego, disneyano, con la serie umoristica Poldo e Poldino. Nevio Zeccara, autore di fantascienza. E Bruno Bozzetto».
In mostra vi sarà anche “Allegria”. Che cos’è?
«Era un librettino formato Topolino. Prodotto dalla Motta, la ditta di dolciumi, qui, nella palazzina in cui vive Wow Spazio Fumetto. Lo dirigeva un signore che si chiamava Enzo Biagi».