Gianna Nannini a Rho: "Canto il meglio di questa Italia"

Questa sera a Rho ci pensa Gianna Nannini a surriscaldare gli animi e a battere i rigori d’autunno che si preannunciano per l’ultimo concerto gratuito di questa stagione all’Open Air Theatre di Expo

Gianna Nannini

Gianna Nannini

Rho 15 ottobre 2016 - Il barometro dice molto nuvoloso, con una temperatura attorno ai 14 gradi. Ma questa sera a Rho ci pensa Gianna Nannini a surriscaldare gli animi e a battere i rigori d’autunno che si preannunciano per l’ultimo concerto gratuito di questa stagione all’Open Air Theatre di Expò. Dopo aver concluso i tempi regolamentari del suo HitStory Tour il mese scorso a Spello, la rockheuse senese si regala infatti un bis da cantare a squarciagola.

Un’ultima, prestigiosa, casella per quel “GioOcaGianna” (il giro dell’oca imperniato sulla sua vita) accluso all’antologia “HitStory”. Il giusto epilogo, com’era stato già lo scorso sabato per Antonello Venditti, di quello che la rockeuse senese definisce senza troppi giri di parole “il più bel tour della mia vita”. Il dna “teatrale” di questa nuova produzione è dato soprattutto dalla presenza in scena di una sezione d’archi, Red Rock Strings, oltre, naturalmente, alla rocciosa band di Gianna, trascinata dalla chitarra di Davide Tagliapietra, dalla ritmica di Moritz Müller e dal basso Daniel Weber.

Nell'ottica celebrativa dell’ultimo cd, in repertorio ci sono cose relativamente recenti come “Mama”, ispirato al “Terzo paradiso” di Michelangelo Pistoletto, e hit sempiterne tipo “Sei nell’anima”, “Latin lover”, “Hey bionda”, “Meravigliosa creatura” ma pure “America” o “Ragazzo dell’Europa” in cui Gianna sfoglia l’album di una vita raccontandosi così com’era quando girava l’Italia alla ricerca di un suo spazio, suonava il violino e fumava il sigaro. «Non ho mai visto la scaletta di un mio concerto come una serie di momenti a se stanti, ma come una suite, come un flusso che scorre dalla prima all’ultima canzone», spiega lei, 62 anni. «Sul palco io racconto una storia, magari accompagnando la musica con ricordi e aneddoti legati a questa o a quella fase della mia vita di donna e d’artista, di fatte e malefatte».

Inevitabile dopo il successo nel 2014 della raccolta di cover “Hitalia”, oltre 150mila copie vendute, la presenza in repertorio pure di momenti anche diversi dal repertorio tradizionale come “Ciao amore ciao” di Luigi Tenco, “Lontano dagli occhi” di Sergio Endrigo, l’omaggio a Guccini (e ai Nomadi) di “Dio è morto”. «Con quel disco ho voluto celebrare l’italianità senza scadere nel tricolorismo» ammette oggi la cantante. «Ho puntato sui pezzi che ricordo, quelli che mi sono rimasti più impressi nella memoria per misurare il percorso della canzone italiana del Novecento. Il messaggio lanciato dalla presenza di certi classici nel mio spettacolo è che la nostra cultura ha bisogno di essere esaltata, non repressa. Riprendiamoci la canzone, ma pure la pizzica, la tarantella, perché sono musiche e ritmi nostri di cui dobbiamo andare orgogliosi». Insomma, l’eroina di “Bello e impossibile” festeggia a Rho l’epilogo definitivo di un anno sulla strada, nell’attesa di dedicarsi al nuovo album d’inediti, scritto con Pacifico e Isabella Santacroce, che potrebbe arrivare sul mercato già il prossimo autunno accompagnato da un nuovo exploit letterario dopo quell’“Io” mandato in libreria una decina d’anni fa.