IL LIBRO DEL GIORNO DI GENNARO MALGIERI La rinascita possibile dell’Anarca di Junger

A centoventi anni dalla nascita e a diciassette dalla morte, Ernst Junger viene ricordato con sempre maggiore frequenza, vuoi ristampando i suoi libri vuoi accrescendo la già vasta bibliografia su di lui che evidenzia talvolta gli aspetti meno studiati del suo pensiero e della sua vasta opera di Gennaro Malgieri

Il libro de Il Giorno di Gennaro Malgieri

Il libro de Il Giorno di Gennaro Malgieri

Milano, 14 agosto 2015 - A centoventi anni dalla nascita e a diciassette dalla morte, Ernst Junger viene ricordato con sempre maggiore frequenza, vuoi ristampando i suoi libri vuoi accrescendo la già vasta bibliografia su di lui che evidenzia talvolta gli aspetti meno studiati del suo pensiero e della sua vasta opera. È questo secondo il caso del volume collettaneo, curato da Luigi Iannone, appena pubblicato dall’editore Solfanelli, nel quale prende forma, con la forza di ben trenta saggi firmati da autorevoli studiosi di letteratura, filosofia e germanistica, l’universo jungeriano dominato da una profonda e persuasiva critica alla modernità.

Il cammino “ribellistico” intrapreso da Junger fin da giovanissimo e condotto alle estreme conseguenze nella maturità, approdato alla definizione della figura esistenziale, ma anche mitopoietica dell’Anarca, è oggi lo spartiacque tra coloro che aderiscono alla nevrosi della globalizzazione del pensiero e quanti, apparentemente appartati, rivendicano il primato della diversità aderendo a valori che si discostano dall’omologazione culturale e la sottopongono ad una serrata svalutazione. È ciò che si rivela nei contributi che Iannone ha messo insieme e che danno di Junger una connotazione attualissima. E ciò è tanto più vero se lo si considera in rapporto alle involuzioni della democrazia e rispetto agli esiti della crisi spirituale europea. L’abbagliante totalitarismo materialistico, determinista e relativista di fronte al quale lo scrittore tedesco è sempre stato all’opposizione, risulta sbiadito alla luce delle folgoranti intuizioni jungeriane: dalla concezione dell’Operaio a quella “mobilitazione totale” che ha modificato sostanzialmente la considerazione dell’intervento esistenziale, politico, metapolitico, bellico e intellettuale, dalla classificazione della guerra come esaltazione dello spirito alla reinvenzione della pace (in senso tutt’altro che kantiano), dalle costruzioni oniriche della decadenza alle “irradiazioni” che illuminano il suo lungo travaglio e costituiscono le metafore del superamento dell’egualitarismo massificante.

Iannone, molto opportunamente, richiama la definizione che meglio rappresenta Junger: “sismografo dell’era della tecnica”, in quanto connessa all’interpretazione della modernità della quale respinge le fantasmagorie sprigionate da un “pensiero negativo” che ha liquidato le libertà sostanziali per omologarle ad un universalismo nel quale sono sparite le differenze e si sono dissolte le “forme”, come le chiamava Gottfried Benn, che racchiudono il decaduto concetto di “umanità”: sacralità, onore, coraggio, comunità e via elencando. La figura dell’Anarca, estrema rappresentazione del rifiuto della modernità da parte di Junger, è la sola abilitata “all’attraversamento del bosco”, cioè della crisi. Ma occorre una preparazione spirituale adeguata. Junger l’ha impersonata. E tanto basta a considerarlo come il più lucido assertore di una rinascita possibile per quanto disperato il contesto possa considerarsi.

AA.VV., Ernst Junger, a cura di Luigi Iannone - Solfanelli editore