Dopo Mamone e Zard, addio ai signori della musica

David Zard, romano nato a Tripoli da una famiglia ebrea, Franco Mamone, veronese di nascita e milanese d’adozione, Francesco Sanavio, veneziano.

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Milano, 1 febbraio 2018 - Erano in tre. I Signori della musica per ll’area antagonista che voleva gratis. David Zard, romano nato a Tripoli da una famiglia ebrea, Franco Mamone, veronese di nascita e milanese d’adozione, Francesco Sanavio, veneziano. Con Davide, se ne sono andati tutti. Hanno portato il grande rock e pop in Italia, hanno insegnato il mestiere ai manager di oggi: da Roberto De Luca a Claudio Trotta sono tutti anche figli di Mamone, come il compianto Angelo Carrara e Maurizio Salvadori. Il giro milanese. Zard era il manager impresario di scuola americana, pensava e organizzava in grande, guardando i conti dopo (almeno all’inizio). Franco, scuola rock, era uomo di palco, adorato dagli artisti. Francesco con la testa da editore, abile uomo d’affari stile Las Vegas e Atlantic City. Inciamparono sui primi festival rock, incidenti, contestazioni e black out, per buona parte degli anni ‘70, allora Mamone si inventò come produttore la Pfm prima di rompere l’embargo con Patti Smith.

Se dobbiamo a Davide Zard i primi grandi tour all’americana con Michael Jackson, i Rolling Stones e Madonna, Franco Mamone è la figura centrale di quegli anni, anche a venire. Dai primi anni ‘70 porta i Soft machine, Deep Purple, Pink Floyd, Yes, poi i Police e i Dire Straits, i mitici concerti a San Siro di Bob Marley e Bruce Springsteen. Ma soprattutto affianca la scena prog e alternativa con l’etichetta Zoo Records e con Gianni Sassi alla Cramps, di cui diventerà editore, la factory creativa e culturale di Demetrio Stratos, Area, Finardi, Camerini. Agli inizi Franco lavorava all’azienda elettrica milanese e i ragazzi di bottega, da Carrara a Salvadori, facevano la fila allo sportello e gli portavano documenti e fatture dei concerti, fra l’incazzatura degli utenti.

David Zard invece raccontava sempre le partite di basket a Tripoli con la squadra della scuola ebraica, il Maccabi, contro quella dell’esercito in cui giocava un giovane Geddafi. Francesco Sanavio è stato il manager di Ray Charles in Italia ma soprattutto un editore geniale con il socio Tony Pasinato. Riuscì ad acquistare le edizioni degli Yes, Police e molti altri. Della scuola operaia di Mamone era anche Angelo Rovelli, boss del Rolling Stone, storico club milanese e manager di Vasco. Sono mancati tutti negli ultimi dieci anni, ma di Zard promoter e produttore immaginifico e visionario voglio ricordare non solo i grandi tour e il suo lavoro con Angelo Branduardi e Gianna Nannini, ma l’intuizione, anch’essa geniale, di produrre con Riccardo Cocciante “Notre-Dame de Paris”, un’opera pop che prima non c’era, in cartellone per anni (ha festeggiato il ventennale a Milano). E poi “Romeo e Giulietta”. Non li dimenticheremo.