Brighetti e "l’Estate" con Bruno Martino

Morto l'autore del testo del famoso standard jazz

Bruno Brighetti e Bruno Martino (a destra)

Bruno Brighetti e Bruno Martino (a destra)

Milano, 4 gennaio 2018 - Rimosso. “Mi chiamo Brighetti e non Righetti e “E la chiamano estate” non è mia ma di Califano. Bravi i tecnici che hanno fatto il montaggio a Roma!!”. Bruno Brighetti, morto il primo gennaio a Cremona, dopo una lunga seconda vita in Kenia, verrà ricordato, con il nome giusto, per aver firmato nel 1960 il testo di “Estate (Odio l’estate)” di Bruno Martino. Un evergreen della canzone italiana e l’unico nostro standard nel jazz, che io amo come del resto “E la chiamano estate”.

L’intuizione di Bruno fu di scrivere la malinconia che accompagna la fine di un’estate e di un amore, come avrebbe fatto poi anche Califano. E odio l’estate era un’idea forte e rivoluzionaria, negli anni ruggenti dei tipi da stessa spiaggia stesso mare, boom e bùm bùm (anche se scritta durante il transfert psicologico per un’intossicazione da frutti di mare: forse odiava loro). Atmosfera jazzy e blu del Bussolotto, covo internazionale di musicisti che guardavano la notte negli occhi (lasciando il sole a chi faceva un lavoro normale). Se ne accorsero Chet Baker e poi Joao Gilberto, che adorava Chet, il giro dei brasiliani in fuga fra Parigi e Roma. La versione minimalista di Joao è un capolavoro, come quella del pianista Michel Petrucciani, dimenticando le altre. Cito la contemporaneità inaspettata e post moderna di Mauro Ermanno Giovanardi con i La Crus. I funerali domani alle 12 presso la cappella dell’ospedale Maggiore di Cremona.