Più filippini e latini a messa: "Linee guida da riscrivere"

Via al primo sinodo delle parrocchie multietniche

L'arcivescovo Delpini con i rappresentanti della comunità peruviana

L'arcivescovo Delpini con i rappresentanti della comunità peruviana

Milano, 13 gennaio 2018 -  «I milanesi di oggi non sono più timidi di quelli del 1100: costruiranno il futuro». Così, 22 anni dopo l'ultimo Sinodo voluto dal cardinale Carlo Maria Martini, l'arcivescovo Mario Delpini è pronto a riscrivere – insieme alle sue 1.104 parrocchie, e solo dopo un percorso articolato che si aprirà domenica e si chiuderà il 3 novembre – «l'organizzazione della vita in parrocchia». L'obiettivo Aprire la sua Chiesa anche ai «nuovi ambrosiani», per lo più cattolici peruviani, filippini, ucraini di rito bizantino, che condividono la stessa fede ma che oggi spesso si trovano fra loro, in luoghi di aggregazione e di fede distinti, con tradizioni differenti. È la prima diocesi d'Italia a indire un sinodo simile. La rivoluzione parte non a caso in una Milano – la diocesi più grande d'Europa, l'unica in Italia ad avere un rito a sé – crocevia di lingue, culture e religioni. Fra gli stranieri, sono 368mila i cristiani, di cui 233mila cattolici, 269mila i musulmani, 31mila buddisti e 61mila gli atei e agnostici, soprattutto cinesi.

«Chiesa dalle genti» è il titolo del Sinodo «minore», chiamato così non per importanza ma perché si focalizzerà su un unico tema. Non sarà un Sinodo dell'integrazione e sui migranti, «ma sul futuro di Milano – ha spiegato Delpini –. È nato da un'urgenza: ci sono segnali macroscopici di cambiamento. E serve una consultazione capillare per capire quale sarà il volto della diocesi nel prossimo futuro, partendo dalla composizione pluriculturale e plurietnica della comunità cattolica. Ci interrogheremo su come cambiare la vita della Chiesa di Milano affinché tutti si sentano partecipi». Il programma è fitto: apertura domani alle 16, in occasione della giornata mondiale del migrante, nella Basilica di Sant'Ambrogio; la commissione guidata da monsignor Luca Bressan ha stilato un documento preparatorio. La fase di ascolto coinvolgerà sia la componente ecclesiastica che laica e durerà sino a Pasqua, poi dal 2 aprile si aprirà la fase di scrittura, verranno stilate le proposizioni.

A settembre si terrà l'assemblea di confronto; il 3 novembre, giorno in cui si celebra Carlo Borromeo, che indisse i primi 11 sinodi diocesani ambrosiani, ci sarà il voto. L'arcivescovo promulgherà le nuove costituzioni aggiornando e sostituendo il capitolo 14esimo del «Sinodo diocesano 47esimo», ovvero la «Pastorale degli Esteri». Lo stesso nome richiede un aggiornamento, «dal momento che 22 anni dopo non sono più “Esteri”, ma parte per nulla marginale della stessa comunità», ricordano dalla diocesi. Ai tempi di Martini erano il 2% della popolazione, oggi sono circa il 14%; l'età media dei filippini è di 19 anni, si è già alla terza generazione: è tempo di aggiornare le linee pastorali. In prima linea anche le comunità approdate a Milano dai cinque continenti. Il simbolo scelto è la Croce di San Carlo con legni provenienti dai cinque angoli del mondo. Il Sinodo si apre anche alla comunità civile: ci saranno sondaggi nelle scuole, negli ospedali. «Raccoglieremo contributi da chi è disponibile – ha concluso Delpini –. I milanesi non sono persone che si affliggono per le cose difficili, ma le affrontano con gioia».