Orari dei negozi e aperture festive: cosa c’è da cambiare

La liberalizzazione degli orari dei negozi 24 ore su 24 e per 365 giorni all’anno voluta dal governo Monti continua a far discutere

Milano, 29 settembre 2016 - La liberalizzazione degli orari dei negozi 24 ore su 24 e per 365 giorni all’anno voluta dal governo Monti continua a far discutere. Quella legge non ha incrementato i consumi e ha fatto chiudere decine di migliaia di piccoli negozi perché non in grado di reggere la concorrenza della Grande distribuzione. E sono stati persi oltre 100.000 posti di lavoro! Si devono garantire sia le esigenze dei consumatori che quelle dei piccoli commercianti e dei dipendenti. E va discussa una turnazione, come già a suo tempo fatto con la rete della farmacie e come si fa in molti Paesi europei. Lucia Estran

Per cominciare, è fermo in Parlamento il progetto di legge di revisione degli orari e delle aperture degli esercizi commerciali. Progetto che prevede anche l’obbligo di chiusura per almeno 12 festività, di cui 6 derogabili a livello locale. Queste modifiche favorirebbero un pluralismo distributivo: ci sarebbe cioè maggiore attenzione alle imprese familiari, che non hanno dipendenti, e alle piccole imprese, che hanno difficoltà a gestirli. L’auspicio è che il progetto di legge si sblocchi. Detto questo, i consumi non crescono perché non cresce il reddito disponibile delle famiglie. Ed è sul rilancio dei consumi, più che sugli orari, che occorre intervenire. Da un’analisi compiuta da Confcommercio nel 2014 risulta infatti che i consumatori ritengono soddisfacenti gli orari dei negozi. Orari che non vanno però considerati avulsi da quelli dei servizi. Perché in una città moderna tutto deve essere collegato: dallo shopping ai trasporti pubblici. sandro.neri@ilgiorno.net