Omicron, come riconoscerla. I sintomi principali: differenze con le varianti Alfa e Delta

I primi dati della ricerca pubblicata sul British Medical Journal. La perdita di gusto e olfatto sarebbe meno diffusa rispetto alle precedenti varianti del virus

I sintomi della variante Omicron

I sintomi della variante Omicron

Milano, 28 dicembre 2021 - I contagi da Covid continuano a non dare tregua. In Italia e nel resto del mondo. I numeri della pandemia stanno raggiungendo livelli da record e per far fronte a questa situazione il governo nei giorni scorsi ha varato nuove misure per frenare la corsa del virus. Inoltre sul tavolo c'è anche la questione delle quarantene: allo studio le regole per evitare di rinchidere in casa milioni di persone. Senza dimenticare il caos che si è scatenato con la caccia al tampone. Insomma, l'emergenza fa sempre più paura. Un'emergenza causata dalla variante Omicron.

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Ma rispetto alla Delta, come si fa a riconoscere la nuova variante? E quali sono i sintomi? Proviamo a fare un po' di chiarezza. Naso che cola e stanchezza: al momento sono questi i sintomi che sembrerebbero associati più di frequente alla variante Omicron, ma i dati in proposito sono ancora preliminari e molto pochi. I primi arrivano dalla ricerca britannica pubblicata sul British Medical Journal e condotta dal King's College di Londra in collaborazione con l'azienda Zoe, impegnata in studi epidemiologici sulla pandemia da Covid.

Secondo la ricerca sarebbero cinque i sintomi principali: naso che cola, mal di testa, senso di affaticamento, starnuti e mal di gola. Gli stessi autori dell'articolo rilevano che si tratta solo di prime indicazioni e molto parziali, basate sui casi positivi osservati a Londra, dove la variante Omicron è molto più diffusa che nel resto della Gran Bretagna. Il governo britannico ha poi aggiunto alla lista febbre, tosse e perdita di olfatto e gusto, sebbene questi sintomi siano più associati alla variante Alfa. Tosse, senso di stanchezza e naso che cola sono in quest'ordine i sintomi indicati dai Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie degli Stati Uniti (Cdc), secondo i quali la perdita di gusto e olfatto sarebbe meno diffusa.

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L'epidemiologa Katherine A. Poehling, consulente dei Cdc, osserva comunque che i sintomi finora individuati si basano sui dati osservati in alcuni casi positivi e non su studi scientifici. "È prematuro parlare di sintomi perché non ci sono ancora dati affidabili pubblicati", le parole del virologo Francesco Broccolo, dell'Università di Milano Bicocca. Quello che invece indicano i dati provenienti da Scozia e Nord Europa, prosegue il virologo, è che "i casi provocati dalla variante Omicron sono associati a un'ospedalizzazione decisamente inferiore, stimata due terzi in meno, ma non è chiaro se questo si debba alla copertura vaccinale o a una minore reale virulenza della Omicron", ha aggiunto riferendosi a caratteristiche del virus come maggiore trasmissibilità, fuga dagli anticorpi neutralizzanti generati dal vaccino e maggiore capacità di replicarsi.

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