Malpensa, il grande hub della cocaina. Addetti al catering corrotti dai narcos

La mano della ’ndrangheta dietro il traffico internazionale: 19 arresti

Controlli in aeroporto

Controlli in aeroporto

Milano, 11 ottobre 2017 - Un'organizzazione di narcotrafficanti dominicani, il clan della ’ndrangheta Alvaro di Sinopoli e un gruppo di insospettabili lavoratori a Malpensa, impiegati per ritirare partite di droga nascoste tra i carrelli del catering nelle stive degli aerei che trasportano vacanzieri di ritorno dalle spiagge caraibiche. Anelli di una catena collegati da un “broker della droga”, M. D.B., che secondo le accuse utilizzava l’aeroporto come varco per importare cocaina in Italia. Un’organizzazione smantellata dall’operazione “Fireman” coordinata dalla Dda di Roma e condotta dalla Guardia di finanza e dalla polizia. Il bilancio è di 19 arresti e oltre 500 chili di cocaina sequestrata tra Malpensa e il porto di Cagliari.

Tra i destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere ci sono quattro uomini - M.A., I. C., R. N. e P. M. - che fino all’arresto, eseguito nella notte tra lunedì e martedì, lavoravano per Sea Handling. Un quinto addetto, con un ruolo più marginale, è indagato a piede libero. Per A., C.i e N. l’accusa di traffico internazionale di droga è aggravata dall’agevolazione mafiosa, perché uno dei carichi sequestrati è risultato in parte destinato a persone, anche loro arrestate, considerate «contigue» alla cosca della ’ndrangheta di Sinopoli, in provincia di Reggio Calabria. Per ogni partita - emerge dalle intercettazioni - i dipendenti infedeli potevano ricevere da 50mila fino a 250mila euro.

Un piano che si è scontrato con i controlli della Gdf di Malpensa. Il primo carico, 76 chili di cocaina, fu bloccato nel luglio 2014. Altri 32,45 chili di droga furono intercettati il 31 maggio 2015, mentre il successivo 16 agosto finirono sotto sequestro 18,55 chili. La droga veniva caricata sugli aerei a La Romana, nella Repubblica Dominicana (in manette anche un ufficiale della polizia sull’isola), nascosta nei container con i carrelli vuoti del catering, usati all’andata. A Malpensa il compito del gruppo di dipendenti infedeli - che si occupavano anche dello scarico e della pulizia dei container - era quello di ritirare la droga e farla uscire dallo scalo. Al costo di 70 euro al grammo, la cocaina avrebbe fruttato milioni di euro.