Omicidio Macchi: Lidia, una lettera dal passato all’amore bello e impossibile

"Non so se avremo un futuro". Il sospetto: si riferiva a Binda di GABRIELE MORONI

Lidia Macchi aveva 21 anni quando fu uccisa

MACCHI LIDIA VARESE(VARESE) LA STUDENTESSA ASSASSINATA NELL 87 NEW PRESS X LOMBARDIA Negativo n.101411

Varese, 22 gennaio 2016 - Un foglietto a quadretti nella borsetta di Lidia Macchi, accanto al suo corpo martoriato dalle coltellate. Poche righe vergate dalla studentessa di Comunione e Liberazione con la sua scrittura ordinata e regolare. Parole che sembrano alludere ad un amore terreno («Dimmi perché sorridi, perché il tuo sguardo è così dolce, luminoso e reale, perché sollevi gli occhi al cielo e perché io non posso che arrendermi alla realtà ...»); un amore tormentato, difficile («Non so se ci sarà un futuro insieme per noi»), al punto da dettare alla cattolicissima Lidia una frase intrisa di disperazione: «Signore, lasciami in pace: vai a tormentare qualcuno più disponibile e più bravo di me». Gli inquirenti non sembrano avere dubbi e il sostituto procuratore generale, Carmen Manfredda, lo ha scritto nella richiesta dell’ordinanza di custodia che lo ha portato in carcere: l’oggetto dell’amore «impossibile» di Lidia è Stefano Binda, l’amico, il compagno di liceo e di militanza in Cl che ora è accusato di essere il suo assassino.  Nella borsa di Lidia c’è un altro foglio. Rimanda, quasi per un automatismo, alla figura dell’uomo di Brebbia, 47 anni, una laurea in filosofia: è una copia di «Verrà la morte e avrà i tuoi occhi», la poesia più triste di Cesare Pavese, quella che Binda prediligeva su tutte. Patrizia Bianchi, la ragazza all’epoca innamorata di Binda, nel maggio del 2014 assiste a una puntata di «Quarto grado». Si ricostruisce il caso Macchi, vengono ricordati i versi di Pavese. «Il ricordo di Binda - annota nell’ordinanza il gip di Varese, Anna Giorgetti - da parte della Bianchi era immediatamente riaffiorato vedendo la trasmissione perché in quel frangente aveva appreso un particolare a lei ignoto e cioè il ritrovamento, tra gli effetti contenuti nella borsa di Lidia ritrovata accanto al suo cadavere, della poesia di Cesare Pavese ‘Verrà la morte e avrà i tuoi occhi’. Era questa poesia una sorta di ‘cavallo di battaglia’ di Stefano Binda della quale il giovane proponeva sempre la lettura e lo studio; ne aveva proposto la lettura anche alla Bianchi diffondendosi nella spiegazione del suo significato».

Un amore impossibile? Alle spalle di Binda lunghe frequentazioni con l’eroina, soggiorni in una comunità di recupero, ricadute, al punto che il gip scrive di «una scelta di vita lucida e consapevole che ancora oggi ritiene meritevole di essere perseguita».  «L’eroina - aggiunge - mantiene intatto, agli occhi dell’odierno indagato, un potere di seduzione cui, all’evidenza, non sa resistere se, dopo tanti anni, non ne riesce a cogliere la forza distruttiva». Un paio di mesi prima di morire, Lidia Macchi acquista numerosi volumi in una libreria di Varese. Vuole documentarsi sull’arcipelago della droga, spiega al commesso. Uno dei libri è «Seppellitemi con i miei stivali» di Sally Trench, storia di una ragazza inglese di buona famiglia che s’innamora di un drogato, tenta di salvarlo e ne viene gravemente ferita.