Adele, inarrivabile cronista mondana: un faro sull’universo femminile

Mercoledì 21 settembre in regalo ai lettori la prima copia de «Il Giorno della donna»

Adele Cambria (Ansa)

Adele Cambria (Ansa)

La rivoluzione delle notizie in sedici pagine a colori. Sedici pagine capaci di guardare all’universo femminile utilizzando una formula nuova. Fatta di temi anticonformisti e di uno stile che faceva della chiarezza un imperativo categorico, che nessuno - nemmeno le grandi e grandissime firme - poteva ignorare. Questo era “Il Giorno della donna”, il favoloso settimanale che il nostro giornale mandò in edicola dal 1958. La copia anastastica del primo numero sarà distribuita in regalo domani ai nostri lettori. Una delle molte iniziative editoriali messe in campo per festeggiare i primi sessant’anni del nostro quotidiano. “Il Giorno della donna”, del resto, segnò un’epoca e spalancò le porte ai tanti settimanali che, ancora oggi, tentano invano di imitarne lo stile e il contenuto. E così, 58 anni dopo, sarà un piacere sfogliarlo di nuovo e rendersi conto di quanto quei temi fossero all’avanguardia, tanto da risultare attuali anche oggi. Ai nostri amici più affezionati non resta che augurare buona lettura. E buon divertimento.

Milano, 20 settembre 2016 - Era l'unica donna, Adele Cambria, nella schiera dei redattori che, nel 1956, avevano accettato la scommessa di radicare nelle abitudini dei lettori di quotidiani l’acquisto del “Giorno”, neonata testata anticonformista: tutti giovanissimi, coraggiosi e ambiziosi, favoriti nell’impresa di conquistarsi un posto nel paradiso della carta stampata dalla presenza al loro fianco di grandi firme, chi più giornalista chi più narratore, ma tutti maestri di scrittura, Angelo Rozzoni e Paolo Murialdi, Gian Carlo Fusco e Pietrino Bianchi. Alla “signorina Cambria”, da lì a poco anche lei grande firma, era stato assegnato il ruolo di “cronista mondana”. Non le piaceva, così femminilmente riduttivo, però, a ben guardare, non aveva troppi motivi per lamentarsi: una rubrica giornaliera. Taglio basso, d’accordo, ma in prima pagina. Certo, quel titolo, che poteva suonare ambiguo: “Confino rosa…”.

“Il Giorno della donna”, il rivoluzionario supplemento che debuttò in edicola, con le sue sedici pagine tutte a colori, martedì 16 dicembre 1958, fra i suoi obiettivi contava anche quello: affezionare le lettrici a sfogliare un quotidiano, non solo i rotocalchi con la millesima puntata delle memorie di Maria Josè, o l’annuncio del prossimo parto regale, da lì a otto mesi e mezzo, per favorire l’aumento di vendite del “Giorno”, ma anche, incuriosendo quelle lettrici a tutto campo, divertirle e insieme aiutarle a uscire dal ghetto casa-cucina-chiesa, a oltrepassare i muri del loro “confino rosa”. E “Il Giorno della Donna”, esperimento felicemente riuscito, in strepitoso anticipo sulla concorrenza, alla sua “mission”, come si dice oggi, rimase sempre fedele. Ha commentato Vittorio Emiliani, nella sua lunga carriera anche inviato e poi collaboratore del “Giorno”, che la testata femminile, innovativa come l’inserto del giovedì per i ragazzi, «anticipò culturalmente i cambiamenti della società italiana: precorse i tempi rispetto a un’Italia ancora semirurale (almeno nel costume) e con poche donne lettrici di giornali».

Servizi di cronaca, di arredamento, di cucina. La moda a fare da filo conduttore. Redattrici attente alle nuove tendenze ma anche al proprio pubblico: «È stata proprio mademoiselle Coco Chanel a dire: la moda è fatta per essere copiata. È la volta, oggi, di esaminare attentamente questi modelli e di adattarli alle vostre particolari necessità». Redattrici chic ma democratiche. Maria Pezzi e Brunetta, l’autrice di tanti disegni che Orio Vergani definì «un’ora di femminilità». Bellezza: trucco & parrucco li consiglia un’anonima ma esperta Elena. Cinema: le donne a cavallo fra i Cinquanta e i Sessanta (gli anni astronomici, non quelli anagrafici…) vanno pazze per Marlon Brando (e le capiamo) e per Frank Sinatra (un po’ meno). Ma dal “confino rosa” si esce anche attraverso le inchieste che “Il Giorno della Donna” propone alle sue lettrici. La serie “L’uomo, la donna e la società” non ha paura di affrontare temi scottanti, sino a chiedersi: che deve fare una donna dopo una separazione dal coniuge? Scottanti? O roventi?