Dighe e cemento soffocano i fiumi: droni in volo per salvarci dai disastri

Il Po fra i punti ad alto rischio. Il Politecnico nel progetto europeo

Fiume visto dall'alto

Fiume visto dall'alto

Milano, 24 ottobre 2017 - Dighe, muri di cemento, ponti stretti, deviazioni e canali artificiali. Per prevenire esondazioni e disastri ecologici nel fragile equilibrio degli habitat, sui fiumi europei voleranno i droni del Politecnico di Milano. L’ateneo lombardo diventa infatti parte integrante di un grande progetto che coinvolge undici Paesi e 20 istituzioni, battezzato Amber, acronimo di Adaptive management of barriers in european rivers, in italiano, gestione adattabile delle barriere nei fiumi europei, a cominciare dal Po, che è fra i sorvegliati speciali del continente.

In sintesi, la realizzazione di un enorme atlante continentale, per censire e monitorare tutte le barriere artificiali che ingabbiano l’acqua ed espongono città popolose come Milano a problemi idrogeologici e le zone preservate dall’inquinamento di massa da autentiche stragi di pesci. Sei milioni di euro dall’Ue serviranno a mettere in campo una flotta di apparecchi volanti, per le campagne di rilevamento, cui potranno prendere parte anche semplici cittadini attraverso una app, con cui segnalare ostacoli e problemi. Del resto, il Grande fiume, come tanti altri gemelli europei, soffre di mali endemici: arretramento delle linee costiere, ingresso di acqua salata per l’eccessivo sfruttamento delle risorse idriche, scarsità di acqua per l’irrigazione.

Tutte conseguenze delle barriere artificiali che, a partire dalle paratie a monte di Cremona, creano problemi dalla crescente complessità. Ma la frammentazione del paesaggio fluviale è anche una delle cause principali delle cattive condizioni in cui si trovano gli ecosistemi di acque correnti, impedendo per esempio la migrazione dei pesci. Alcune specie ittiche migratorie per eccellenza, come il salmone o l’anguilla, sono in alcuni casi completamente scomparse dai fiumi europei. Il Po, per ora resiste, ma soffre.

E il progetto messo in campo dal Politecnico milanese punta anche a definire le soluzioni. A partire dal pressing sulle compagnie elettriche le cui centrali costellano i corsi dei grandi bacini europei, per massimizzare l’uso delle risorse senza intaccare l’ecosistema. «Il punto è quello di cambiare la prospettiva del management per conciliare esigenze che non erano considerate compatibili: la tutela ambientale e la logica dell’impresa», spiegano dal gruppo di lavoro del professore Andrea Castelletti, del dipartimento di Elettronica, informazione e bioingegneria dell’ateneo milanese, che partecipa insieme a venti diverse realtà istituzionali al piano che ha una durata quadriennale. Il progetto Amber, fra l’altro, affida allo staff del Poli anche anche lo sviluppo di modelli per il monitoraggio della connettività dei sedimenti, avvalendosi anche di droni per la raccolta dati utili alla calibrazione dei modelli. Si tratta, quindi, di studiare anche come i detriti del fiume interagiscano con le barriere create dall’uomo, modificando l’ambiente fluviale e influenzando lo sviluppo di specie ittiche, soprattutto quelle a rischio.