Quel figlio stroncato dall’Lsd :"Ora combatto contro lo sballo"

Il fondatore del Pesciolinorosso: morte assurda, aiuto gli altri genitori

INSIEME Gianpietro Ghidini e il figlio Emanuele, morto a sedici anni a causa della droga

INSIEME Gianpietro Ghidini e il figlio Emanuele, morto a sedici anni a causa della droga

Bergamo, 29 LUGLIO 2015 - «HO INGOIATO 0,3 grammi di Mdma, l’ho comprata per 20 euro da un pusher napoletano al Cocoricò». La confessione dopo essere stato male, male da morire per cinque giorni per via del fegato minato dall’epatite tossica. La prima spiegazione, «Ho bevuto un sorso di acqua amara», non aveva convinto i medici della pediatria dell’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo che avevano capito che quel ragazzo di 17 anni, figlio unico e tranquillo di una coppia della provincia di Como, nascondeva un segreto di droga. Colpa di un maledetto weekend.

Il ragazzo chiede il permesso di andare al mare con gli amici. La sera di sabato 11 luglio annuncia ai genitori che andrà in discoteca sulla spiaggia. Invece la meta è il Cocoricò di Riccione. Ci va con un amico, insieme acquistano l’Mdma, ecstasy in polvere da sciogliere nelle bevande.

È UN fine settimana doloroso, drammatico. Muore Lamberto Lucaccioni, il sedicenne di Città di Castello stroncato dall’Mdma mentre balla al Cocoricò. Il ragazzo comasco è silenzioso, piange, rifiuta il cibo. Al momento del ricovero le transaminasi sono a 3.110 quando i valori normali sono attorno a 40. In questi giorni il miglioramento. Il trapianto di fegato parrebbe scongiurato. Rimane la grande paura.

Trovare nella morte di un figlio una motivazione di vita: impegnarsi perché altri adolescenti non si perdano nella droga. Gianpietro Ghidini è un imprenditore del settore fotovoltaico di Gavardo, nella bresciana Val Sabbia. Ha costituito la Fondazione Ema.Pesciolinorosso che non fa solo prevenzione (collabora molto con Giorgia Benusiglio), ma forma anche nel marketing, del design, nella tecnologia telefonica.

Ghidini, come è iniziata?

"Il 24 novembre del 2013 Emanuele aveva 16 anni. Era a una festa di compleanno con amici maggiorenni. Giravano francobolli di Lsd. Ema ha provato ed è stato subito male. Si è fatto accompagnare a casa da un amico che, anziché suonare il campanello, ha suggerito un giro in paese. Sono passati vicino al fiume Chiese. Emanuele si è buttato dentro. Quella notte, a differenza del solito, ero sveglio quando mi hanno telefonato. Ero pronto a gettarmi in acqua: 'O lo trovo o mi lascio morire'. Poi ho pensato a mia moglie, alle mie due figlie, a tutti quelli che mi volevano bene. Ema lo abbiamo trovato qualche ora dopo".

Cosa significa perdere un figlio?

"Ho pensato di impazzire. Poi, una notte ho sognato che m’immergevo in mare e recuperavo mio figlio. Era chiaro. Gli ho scritto una lettera dove gli facevo una promessa: mi sarei dedicato a tenere i giovani lontano dalla droga".

Perché il nome Pesciolinorosso per la Fondazione?

"Quando Ema aveva sei anni avevamo in giardino un piccolo stagno con dei pesciolini rossi. Un giorno il bambino si è accorto che uno stava morendo. Lo abbiamo portato nel fiume. Si è avvicinata una papera e se l’è mangiato. Ema piangeva, si disperava, mi dava dei pugni. Il punto in cui Emanuele si è lanciato dieci anni dopo era lo stesso dove avevamo messo in acqua il pesciolino rosso. Gliel’ho scritto nella lettera: ‘Perché non ti sei ricordato del pesciolino?’".