Perse il figlio a causa dell'Lsd: "Riaprite il Cocoricò, parlerò io con il ragazzi"

Gianpietro Ghidini è fondatore del Pesciolinorosso, associazione che vuole tenere lontano i giovani dalla droga

INSIEME Gianpietro Ghidini e il figlio Emanuele, morto a sedici anni a causa della droga

INSIEME Gianpietro Ghidini e il figlio Emanuele, morto a sedici anni a causa della droga

Brescia, 5 agosto 2015 - Sul caso del Cocoricò arriva da Gianpietro Ghidini, il padre di Emanuele, 16enne morto nel novembre del 2013 gettandosi nelle acque del fiume Chiese a Gavardo: «Riapriamo il Cocoricò, creiamo dei momenti durante la nottata in cui per 20 minuti si spegne la musica e qualcuno ricorda ai ragazzi i rischi dello sballo e la bellezza». E' la proposta presentata al questore di Rimini dall'imprenditore bresciano che perse il figlio a causa di una dose di droga sintetica. «Mio figlio quella sera - scrive Ghidini - non era in discoteca, ma il luogo dello sballo era una casa privata». Per il padre bresciano «il problema dei giovani non é tanto la discoteca, ma le tematiche complesse che li stanno portando a cercare lo sballo come unica modalità di divertimento». Ghidini propone al questore di Rimini, attraverso una lettera aperta pubblicata sulla pagina Facebook della fondazione Pesciolino rosso creata dopo la morte del figlio Emanuele, di riaprire il Cocoricò. «Mi rendo disponibile ogni sera a parlare con i ragazzi - scrive Ghidini - Facciamo questa prova, potremmo avere testimonianze "forti" di giovani e adulti che mi affiancherebbero in questa missione».