Coronavirus: Lombardia alle prese con movida, riapertura dei confini e 'caso' zero morti

Settimana decisiva per ottenere dal 3 giugno il via libera agli spostamenti fuori regione

Emergenza coronavirus (foto di repertorio)

Emergenza coronavirus (foto di repertorio)

Milano, 25 maggio 2020 - Nessun nuovo decesso da coronavirus in Lombardia. Ieri, il numero dei morti in regione dall'inizio dell'epidemia è rimasto fermo a 15.840. Un dato che la stessa Regione Lombardia invita a considerare con cautela, dal momento che potrebbero esserci stati ritardi nelle segnalazioni e già con l'aggiornamento di questo pomeriggio potrebeb arrivare una correzione, fatto sta che si tratta del primo giorno senza morti 'ufficiali'. E, a meno che non ci sia stato un cortocircuito nella comunicazione, se anche dovesse arrivare una correzione, dovrebbe verosimilmente trattarsi di un numero basso di decessi. Intanto i 285 nuovi contagi registrati sempre ieri, a fronte di  11.457 tamponi effettuati, confermano il trend in discesa con un rapporto tamponi/positivi pari al 2,5%  Completano il quadro la flessione dei ricoverati, sia in terapia intensiva (-2, totale 197) sia negli altri reparti  (-9,  4.017 in totale), e l'aumento dei guariti che ieri sono stati 301. 

Il caso movida

Più che i numeri, ormai da qualche giorno a tenere banco è il 'caso movida', con i sindaci delle grandi città che minacciano nuove limitazioni. A scontrarsi, in questa fase, sono da un lato la voglia di fare festa dopo le settimane di lockdown e dall’altra il timore di un’impennata nei contagi. A Milano oggi è in programma un vertice tra sindaco e prefetto per affrontare la questione e, ancora prima dell'incontro, il primo cittadino Giuseppe Sala ha anticipato che "non è tollerabile un altro weekend così".  A Monza la Perfettuta ha stabilito che arriveranno venti soldati in più, che si aggiungeranno ai 15 già dislocati per l’operazione Strade Sicure. 

Il rischio nelle fabbriche

Ma a preoccupare non è solo la voglia di far festa o la folal nei parchi: la Fiom-Cgil lancia l'allarme sul rischio contagio nelle fabbriche, criticando alcune disposizioni regionali: "Le fabbriche rischiano di essere le Rsa della Fase 2 - dice Pietro Occhiuto, segretario generale del sindacato dei metalmeccanici in Brianza - chi è in attesa del tampone potrebbe rientrare in azienda se non ha sintomi da 14 giorni, un errore che trasforma le aziende in potenziali focolai, come è successo all’inizio dell’emergenza con le case di riposo". 

Spostamenti fra regioni

Al momento è via libera per i movimenti tra regioni dal 3 giugno, ma la Lombardia rischia di essere tagliata fuori se dovesse essere ancora considerata a rischio. La decisione ufficiale del governo dovrebbe arrivare sabato, dunque questa è la settimana decisiva per quanto rigurda il monitoraggio dei dati. Nel caso arrivasse semaforo rosso, potrebbe venire garantita libertà di movimento perlomeno ai 'lombardi di confine', ovvero i residenti in quei Comuni che distano pochi chilometri da centri limitrofi ma appartenenti ad altre regioni. Una possibilità tra l'altro chiesta già da alcune settimane dai sindaci del Cremonese e del Lodigiano. La Lombardia può comunque contare sulla linea più morbida adotatta da Palazzo Chigi, prima intenzionata a riaprire i confini regionali solo se – come da indicazioni Iss/ministero della Salute – una regione fosse stata sotto il severo tasso 0,2/0,3 di RT, mentre ora si valuta la riapertura a chi rimane sotto lo 0,8, L'indice Rt, che non è il solo indicatore preso in considerazione ma è certamente il principale, è oggi rispettato dalla Lombardia che nell'ultima rilevazione è scesa da 0,62 a 0,51.

Fontana: "La Lombardia non è un problema"

Lombardia che non ci sta ad essere additata come il problema. " Io credo che purtroppo questa sia stata una comunicazione assolutamente distorta che si è voluta dare", ha commentato il governatore Attilio Fontana intervenendo a Rtl. lio Fontana. "È sbagliato parlare della Lombardia come problema - ha detto - bisogna parlare di alcune zone della Lombardia, perché ci sono delle province che fortunatamente hanno affrontato il problema del coronavirus come in gran parte del resto del Paese. Le zone in provincia di Varese, di Como, di Lecco, di Sondrio e la stessa Mantova sono state appena sfiorate dal virus. Hanno avuto della situazioni preoccupanti, ma assolutamente non comparabili con quello che è successo a Bergamo, a Lodi a Cremona e anche a Brescia. Evidentemente - ha rimarcato Fontana - non è una questione di Lombardia, ma di territori dove il virus stava girando probabilmente da mesi senza che nessuno se ne fosse accorto. È talmente vero che la provincia che ha avuto i numeri più negativi è quella di Piacenza, che non è in Lombardia". Fontana è poi tornato sulla questione tamponi, sottolineando come Lombardia e Veneto fossero "due realtà assolutamente non paragonabili"

Chiude l'ospedale da campo di Crema

Questa mattina a Crema. alla presenza del ministro della Difesa Lorenzo Guerini, è stato smantellato l'ospedale da campo allestito a tempo record dall'Esercito in piena emergenza coronavirus. Nella struttura, creata a supporto dell'Ospedale Maggiore di Crema, sono stati ricoverati 350 pazienti Covid di cui 120 i ventilati.