Colori regioni, zona arancione e rossa: ecco cosa può cambiare da lunedì 19 aprile

Campania e Puglia sperano in un allentamento delle misure, ma c'è chi rischia il lockdown. Domani nuovo monitoraggio dell'Istituto superiore della Sanità

Zona arancione

Zona arancione

Italia quasi tutta arancione, ma è probabile che dal 19 aprile aumentino le regioni in questa fascia di colore. Domani, venerdì 16, è infatti previsto un nuovo monitoraggio del Ministero della Salute con i dati aggiornati sul fronte del Covid-19. Il Ministro della Salute, Roberto Speranza, sulla base dei dati e delle indicazioni della Cabina di Regia, firmerà nuove ordinanze che andranno in vigore a partire da lunedì. L'incidenza dei contagi in Italia è stabile, dopo la forte flessione della scorsa settimana, ma il trend resta in lenta discesa. Attualmente in zona arancione ci sono: Abruzzo, Basilicata, Calabria, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Lombardia, Liguria, Marche, Molise, Piemonte, Sicilia, Toscana, Umbria, Veneto e le Province autonome di Bolzano e Trento. Mentre, in zona rossa ci sono solo quattro regioni: Campania, Puglia, Sardegna e Valle d'Aosta. Cosa potrebbe cambiare? Ecco le situazioni nel dettaglio.

La Campania verso l'arancione

Le dosi dei vaccini che ancora mancano, le priorità da seguire, le proteste dei lavoratori messi in ginocchio dalla pandemia. La  Campania si avvicina così alla zona  arancione che dovrebbe scattare la prossima settimana. Giorni di polemiche serrate, tra il governatore Vincenzo De Luca e il commissario all'emergenza Covid, il generale Francesco Paolo Figliuolo, sulla campagna di vaccinazione. Il tutto con un numero di casi positivi che resta ancora alto e che supera le 1600 persone. Gli ultimi dati dell'Unità di crisi della Regione Campania segnano un indice di positività dell'11,16%. 1.627 i casi positivi al Covid nelle ultime 24 ore in Campania su 14.571 tamponi molecolari esaminati. Calano i decessi, sette le persone, delle quali cinque nelle ultime 48 ore, due in precedenza ma registrati ieri. Le persone guarite, invece, sono 1848. In merito alla situazione degli ospedali diminuiscono leggermente i posti letto occupati in terapia intensiva, oggi sono 133 e ieri erano 136, e anche quelli in degenza, oggi 1592 e ieri 1594. Ma è soprattutto sui vaccini che resta alta l'attenzione. La posizione di De Luca, che è la stessa già da diversi giorni, non cambia neanche dopo le precisazioni di Figliuolo. Assodato che restano prioritarie categorie come gli anziani e i fragili, poi si procederà per categorie economiche e non per fasce d'età, in primis il settore turistico. In Regione  Campania ci si chiede perché il Governo, che oggi chiama in causa gli anziani, abbia fatto vaccinare prima tutto il personale scolastico e tutte le forze dell'ordine, una strategia poi cambiata. Ci sono poi le richieste da Roma che non coincidono affatto con le forniture. 

La Puglia in bilico

La Puglia accelera la campagna vaccinale anti Covid, ma le scorte di Pfizer e Moderna vanno verso l'esaurimento e su Astrazeneca i cittadini mostrano scetticismo. È quanto hanno chiarito in Consiglio regionale, il governatore Michele Emiliano e l'assessore alla Sanità, Pierluigi Lopalco: dal generale Figliuolo, inoltre, è arrivato anche un limite alle dosi da poter utilizzare ogni giorno: 20.700 vaccini quotidiani, ha spiegato Lopalco.  La terza ondata di contagi, intanto, mostra segnali di flessione: nelle ultime 24 ore, su 13.107 tamponi sono emersi 1.191 contagi (9% contro il 13,1% di ieri): 256 in provincia di Bari, 126 in provincia di Brindisi, 159 nella provincia Bat, 237 in provincia di Foggia, 179 in provincia di Lecce, 230 in provincia di Taranto, 4 casi di residenti fuori regione. Aumentano i guariti di oltre 1000 ma anche gli attuali positivi, anche se di poco-, e diminuiscono lievemente i ricoverati. Sono stati registrati 54 decessi. Anche l'assessore Lopalco oggi in Aula ha evidenziato che "la situazione epidemiologica sta migliorando": dati che dalla prossima settimana potrebbero portare la  Puglia dalla zona rossa a quella  arancione.

La Valle d'Aosta migliora 

Dopo quasi tre settimane di zona rossa la Valle d'Aosta vede "i segni di un appiattimento della curva" dei contagi da coronavirus, ma molto probabilmente resterà in zona rossa. È quanto osserva Luca Montagnani, coordinatore sanitario per l'emergenza nella regione alpina che tuttavia invita alla prudenza: l'andamento "va confermato dall'analisi di tutti i dati della settimana". Infatti per essere certi di aver raggiunto il 'plateau' occorre verificare "se si mantengono questi dati e se poi iniziano a scendere", spiega l'esperto. Nelle ultime 24 ore alcuni segnali positivi sono emersi: non ci sono stati decessi, il numero di nuovi positivi si è fermato a 48 e il totale di contagiati ha iniziato a scendere, seppur di poco: 1.120, 9 in meno di ieri. Continuano invece ad aumentare i ricoveri ospedalieri (80 in base all'ultimo bollettino, di cui 12 in terapia intensiva). Il loro numero, ricorda Montagnani in base a quanto accaduto nelle due passate 'ondatè dell'epidemia, "rimane elevato per circa una o due settimana dopo la discesa dei contagi". 

La Sardegna resta rossa

Nessuna speranza per la Sardegna, che resterà ancora in zona rossa.  C'è stata una nuova impennata di  contagi: nell'ultimo aggiornamento dell'Unità di crisi regionale sono stati rilevati 502 nuovi casi: per trovare numeri simili bisogna tornare a fine novembre-primi di dicembre dello scorso anno, in piena seconda ondata pandemica. Si registrano anche 8 decessi (1.293 in tutto), mentre il tasso di positività tocca il 9,3%. Quanto ai tamponi ne sono stati eseguiti 1.109.11, con un incremento di 5.350 test rispetto al dato precedente. Cresce anche la pressione negli ospedali: sono 350 i pazienti ricoverati in reparti non intensivi (+10), 57 (+1) quelli in terapia intensiva. Sul fronte dei vaccini, sono state consegnate oggi, come da programma, 43.290 dosi del vaccino Pfizer. Attese anche altri 4.600 vaccini AstraZeneca, la cui consegna, prevista per il 12 aprile, era slittata. La campagna prosegue anche con il coinvolgimento dei Comuni che - fa sapere la Regione - supporteranno il sistema regionale fornendo gli elenchi dei loro residenti ultraottantenni, aspetto che consentirà una garanzia in più di raggiungere tutti i cittadini inclusi nella fase attuale.

In quattro puntano alla zona gialla

Quattro regioni mirano alla zona gialla. Si tratta di Lazio, Umbria, Abruzzo e Alto Adige. Il decreto anti-Covid in vigore dal 7 al 30 aprile ha confermato la “sospensione” delle zone gialle. Ma la decisione potrebbe cambiare se la situazione epidemiologica e l'aumento della copertura vaccinale lo consentisse. Però, pare difficile che questo accada prima di maggio. Anche se, dopo l’ultimo monitoraggio settimanale dell’Istituto superiore di sanità, queste cinque regioni avevano già le carte in regola per tornare gialle la prossima settimana, in base alla norma attuale per cui serve la "permanenza per quattordici giorni in un livello di rischio o scenario inferiore a quello che ha determinato le misure restrittive".

La Sicilia vede rosso

In controtendenza la Sicilia, che rischia di passare in zona rossa.  La situazione dell'emergenza Covid nell'isola, dove ieri il numero dei nuovi casi superava per la prima volta negli ultimi mesi quota 1.500, suscita preoccupazione e approda all'Assemblea regionale siciliana con due distinte audizioni che si sono svolte davanti alle commissioni Sanità e Antimafia. Dirigenti e commissari della sanità hanno risposto alle domande dei parlamentari sulle criticità emerse nelle ultime settimane e sull'andamento dei contagi. Il bollettino quotidiano del Ministero, intanto, ha segnalato altri 1.542 nuovi positivi nell'isola su 29.503 tamponi processati, con una incidenza del 5,2%, decisamente più alto della media nazionale al 4,8%. La Regione è ancora al terzo posto dopo Campania e Lombardia per numero di contagi giornalieri e sembra ormai marciare spedita verso la zona rossa che peraltro è già stata decretata in numerosi comuni siciliani e in tutta la provincia di Palermo. Un andamento negativo confermato anche dal numero delle ultime vittime (33) e dall'aumento dei ricoveri ospedalieri: 1.415 nei reparti ordinari, 25 in più rispetto a ieri, e 189 nelle terapie intensive (+ 9). Un dato in controtendenza rispetto al trend nazionale dove invece la pressione sugli ospedali sta diminuendo. La situazione più preoccupante è quella di Palermo, dove gli ospedali sono pieni. 

Lombardia e Piemonte, allarme terapie intensive

Lombardia e Piemonte restano in zona arancione, anche sein queste due regioni si registrano i dati più allarmanti sul fronte delle terapie intensive, con valori molto al di sopra della soglia critica del 30%. In Lombardia il tasso di occupazione di posti letto da parte di pazienti Covid è al 56%. In Piemonte  siamo al 50 per cento.