Sulla Milano-Meda spezzatino scatta l’incubo autovelox / LA MAPPA

Nella giungla di cartelli e telecamere solo due fissi

Un'immagine d'archivio della Milano-Meda (Brianza)

Un'immagine d'archivio della Milano-Meda (Brianza)

Cesano Maderno (Monza e Brianza), 8 settembre 2017 - Con il completamento della raccolta dei rifiuti «emersi» dal disboscamento delle sponde, la Milano-Meda è tornata interamente percorribile e liberata, in buona parte, dai rovi e dagli arbusti che in certi tratti coprivano i cartelli stradali o, addirittura, sfioravano gli specchietti. Torna ad essere la strada utilizzata da decine di migliaia di pendolari che quotidianamente si spostano verso Milano al mattino e rientrano alla sera, quasi sempre affrontando un tragitto a velocità ridotta, se non addirittura fermi a lungo in coda in quelli che sono detti «orari di punta». Ma quando la strada lo permette e si può «osare» un po’ di più sull’acceleratore, scatta l’»incubo» autovelox.

Quanti sono, dove sono e a quanto sono regolati? Iniziamo a puntualizzare alcune cose. La Milano-Meda è attualmente gestita da tre enti diversi: l’Area metropolitana di Milano, dall’uscita del capoluogo verso nord fino a tutto il territorio di Paderno Dugnano compreso, la Provincia di Monza e Brianza, dall’inizio del territorio di Varedo fino all’ingresso in Lentate sul Seveso e la società Milano-Serravalle per i circa 5 km della cosiddetta «Variante Lentate» fino al raccordo con la vecchia Nazionale dei Giovi e l’ingresso in Pedemontana.

Ad oggi gli unici impianti fissi per il rilevamento della velocità sono quelli installati da Area Metropolitana sul territorio di Paderno Dugnano (nei pressi del Centro commeciale Brianza) in entrambi i sensi di marcia e con limite fissato a 100 km/h. E all'ingresso in Milano, quando la superstrada si trasforma in viale Enrico Fermi, c’è da fare attenzione anche all’impianto fisso di rilevamento velocità, che è gestito dal Comune di Milano con limite a 70 km/h.

Tutte le altre apparecchiature, simili a telecamere posizionati sui ponti di attraversamento o a lato dei guard- rail che tanto spaventano gli automobilisti sono in realtà dei rilevatori di transito, che vengono utilizzati per monitorare numericamente i flussi di traffico e i passaggi di veicoli nell’arco delle giornate. Non leggono targhe.

La provincia di Monza e Brianza non ha attivo alcun impianto fisso sulla tratta di propria competenza. Resta la facoltà per ciascun comune attraversato dall’arteria, di attivarsi con postazioni temporanee per il rilevamento della velocità e ciò accade abbastanza regolarmente a Seveso, con il furgone della Polizia locale posizionato nell’area del distributore di carburante, preannunciato da regolare cartello a terra, più saltuariamente a Bovisio Masciago o Varedo. Anche in questi casi serve l’autorizzazione del gestore della strada, a cui va girato il 50% dei proventi delle sanzioni.

È stata stipulata una convenzione con il Comune di Meda che autorizza quest’ultimo ad installare un impianto fisso sul proprio territorio fin dall’inizio di quest’anno, ma al momento l’impianto non risulta ancora realizzato. Ma a fare impazzire gli automobilisti non sono solo le telecamere ma anche i limiti di velocità che cambiano a seconda delle zone di competenza costringendo i pendolari in alcuni tratti a schiacciare repentinamente il piede sul freno mettendo a rischio la propria e l’altrui incolumità.

Per l'intera tratta di competenza della Provincia di Monza e Brianza il limite di velocità resta sempre lo stesso ed è di 80 km/h. La tratta più a Sud, gestita dall’Area Metropolitana, comprende un tratto a 100 km/h (Paderno Dugnano) poi la riduzione, in direzione Sud, prima a 80 km/h e addirittura a 60 km/h nel giro di due chilometri in corrispondenza del «curvone» della Rho Monza. Entrando in Milano, infine, il limite risale a 70.