Milano, 7 aprile 2014 - Per l'opinione pubblica è un perfetto sconosciuto, eppure è un piccolo eroe della pubblica amministrazione, che ha sempre combattuto contro i mulini a vento degli sprechi: si chiama Franco Massi, 49 anni, marchigiano, ufficiale della Guardia di finanza, magistrato della Corte dei conti e, dal 2011, Segretario generale del Cnel, l’organo costituzionale che è da tempo nell’occhio del ciclone degli enti inutili. In questi tre anni Massi ha bloccato  alcune “prassi anomale”, su cui stanno ora indagando la Procura della Corte dei conti e il Nucleo di polizia tributaria di Roma, che si annidavano da tempo a Villa Lubin. È il caso dei 104 incarichi di consulenza e dei 54 contratti di ricerca in poco più di tre anni, tutti affidati a trattativa privata senza alcuna gara, per un totale di 4,6 milioni di euro. Sempre Massi ha ridotto le spese del Cnel del 30% (da 18,2 milioni a 13,5 milioni all’anno).

Nonostante questi risultati, però, l’Assemblea del Cnel (composta da 65 consiglieri, in testa Cgil, Cisl e Uil) ha tentato di sfiduciarlo per due volte e alcuni consiglieri hanno anche cercato di far approvare emendamenti alla Camera e al Senato per impedire che il Segretario generale potesse provenire dai ruoli della Magistratura. Poi è arrivato Renzi ed ha risolto ogni problema, dicendo basta al Cnel.
 

Consigliere Massi, lei ha vinto la sua battaglia interna e anch’io sono contento perché, dalle colonne del giornale, ho sostenuto questa specie di crociata...
«Nessuna vittoria, ho solo cercato di mettere in ordine i conti del Cnel. Attenzione, però, a non fare di ogni erba un fascio. Prendo atto, da funzionario dello Stato, del chiaro giudizio espresso al riguardo dal Governo, ma - e questo lo dico da cittadino - se certe cose non hanno funzionato, potrebbe anche dipendere non tanto dall’utilità o meno dell’Istituzione quanto dalla capacità propositiva e realizzativa di chi l’ha impersonata. A mio parere dalle ceneri del Cnel, come ha recentemente indicato anche la Commissione dei 40 Saggi, potrebbe rinascere un organismo molto più snello ed efficiente».
 

Meglio lasciare perdere. Credo che sia più corretto mettere una croce definitiva sul Cnel. Anche se lei ha fatto molto: ad esempio, le sue indennità sono scese, nel giro di sei mesi, da 173 mila a 42 mila euro. Ma ora le chiedo: è stato giusto che i suoi tentativi di sistemare i conti del Cnel non siano stati apprezzati dall’Assemblea?
«Rispondo che ho agito secondo scienza e coscienza nel rispetto delle leggi. Un Segretario generale non può inseguire soltanto il consenso dell’Assemblea...».
 

Eppure, nelle poche interviste che ha rilasciato traspare una netta distinzione tra il Cnel in quanto Assemblea e il Cnel come Segretariato generale...
«Sappiamo che il Cnel è un organo di rilievo costituzionale composto dall’assemblea (che rappresenta le varie categorie di lavoratori, imprenditori ed esperti) e di un Segretariato generale (che ha carattere burocratico-amministrativo). Poco dopo il mio arrivo a Villa Lubin, mi sono reso conto che il principio di separazione tra le due aree di competenza era poco rispettato. In questi tre anni ho, quindi, cercato di ripristinare il giusto rapporto tra le due componenti, per il pieno e reciproco rispetto dei ruoli. Non ho, quindi, la competenza necessaria per rispondere su ciò che ha fatto e su ciò che non ha fatto l’Assemblea. So, invece, perfettamente che il Segretariato generale, con i suoi 7 dirigenti e 85 dipendenti, ha svolto un’attività amministrativa ragguardevole e pregevole, di cui ho fatto resoconto al Presidente del Consiglio e al Presidente del Cnel».
 

Le spese sono passate dai 18,2 milioni di euro all’anno nel periodo 2008/2010 ai 13,5 milioni dal 2011 in poi: la differenza era, forse, dovuta a incarichi di consulenza o a contratti di ricerca inutili?
«Sarà la Corte dei conti a chiarire se ci sono stati illeciti nella gestione che hanno determinato un danno per il pubblico erario. Né posso rispondere sull’inchiesta in corso della Guardia di finanza. Posso solo dire che i dirigenti del Segretariato generale sono riusciti, dal 2011 in poi, a risparmiare ogni anno sempre di più sulle spese per il funzionamento della “macchina”».
 

Secondo lei, il presidente e i consiglieri del Cnel accetterebbero di lavorare gratis sino all’effettiva chiusura del Consiglio?
«Penso di sì, anche se bisognerebbe chiederlo ai diretti interessati».

di Giancarlo Mazzuca

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