Milano, 9 maggio 2013 - Le notizie sono due, una buona e una cattiva, anzi triste. La buona è che è uscito il terzo capitolo della trilogia di "Aria"! S'intitola "La danza delle stelle cadenti" e lo potete trovare solo in formato e-book insieme ai due precedenti (invece editi anche in cartaceo), "Messaggio per me" e "Il volo della rondine" (tutto e solo a 16 euro). La notizia triste invece è che....così, con l'uscita del terzo volume, si conclude anche la storia di Greta e Anselmo! E non c'è possibilità: a dircelo è infatti Miriam Dubini, l'autrice.

Milanese, trapiantata a Roma da qualche anno, la Dubini con "Aria" è riuscita in un'impresa non facile, soprattutto rivolgendosi a un target di adolescenti, ovvero accattivarsi l'attenzione sia del pubblico femminile che di quello maschile. Forse ci è riuscita perché in "Aria" c'e' tutto, tutto quello che puo' capitare nella vita di una ragazza normale. E'  un romanzo di formazione solo rivestito d'Amore. E arricchito da magnifiche poesie che colpiscono al cuore e che, intervallandosi alle avventure dei protagonisti, danno ai testi un ritmo molto piacevole.

Miriam, tutto vero quello che si legge nella tua biografia, ovvero che diverse bici hanno segnato la tua vita proprio come quella dei protagonisti di "Aria"?
"Sì sì...anzi, Merlina me l'hanno appena rubata! Era una Olmo azzurro proprio come quella di Greta, un telaio impegnativo...senza marce era faticoso pedalare ma era mia, era il mio destriero! Ora ho Irma, ha due marce, è da corsa.  Lei è...una scopa volante!

Hai lavorato nel teatro, anche del circo di Ambra Orfei scrivendo spettacoli. Come sei arrivata ai libri per ragazzi?
"Era il mio sogno nel cassetto da sempre. Non è stato facile pubblicare. Tanti errori, tante esperienze, tanti rifiuti"

Come è arrivata "Aria"?
"Come c'è scritto all'inizio del libro! Mi ero trasferita da poco a Roma, stavo esplorando la città con Merlina e ho bucato. Si sono fermati tre ragazzi, mi hanno aiutata e riparato il buco in un attimo, dicendomi che se volevo potevo sdebitarmi portando alla ciclofficina che frequentavano  una camera d'aria nuova. Cosa che ho fatto e poi mi è venuta l'ispirazione". 

Hai trovato anche...un Anselmo alla ciclofficina?
"No (ride), un Anselmo già lo avevo....".

Il titolo?
"L'ho scelto io: è il vento che può portare ciò che mai avremmo immaginato ma è anche quello che si prova ad andare in bicicletta, l'aria con i suoi odori, i colori della natura, il calore del corpo".

All'apparenza d'amore, in realtà i tuoi sono romanzi di formazione, di crescita affrontando bullismo, rapporti coi genitori, conflitti a scuola.
"Volevo fare libri che parlassero di adolescenza e queste tematiche che tu hai citato sono proprie di questo momento. Ma non volevo farlo con la solita attitudine che riduce l'adolescenza al desiderio di fare la ballerina, la cantante, insomma al 'voglio essere su uno schermo televisivo'. Credo che la felicità non stia lì, tutto il contrario. E poi volevo parlare di questo quartiere povero di Roma, dove vive Greta, che si sta molto molto risollevando. Ho conosciuto persone che stanno sulla frontiera e cercano di portare cose belle e buone in zone periferiche abbandonate compiendo miracoli.  E poi volevo anche parlare di gente che sistema biciclette e di amicizia e di amore, cioè di cose proprio molto vere, semplici e dove sta la felicità perché non si vendono e non si comprano. Le cose insomma meno televisive che si possa immaginare".

Ho notato che  non c'è una volta in cui i protagonisti usino il computer. C'è il cellulare ma non il computer.
"Sai che non ci avevo pensato! Dev'essere stata una scelta inconscia e in sintonia con quanto penso della Rete. Insomma, non credo di essere troppo vecchia, semplicemente penso che su facebook i nostri profili siano in vendita, nel senso che la gente ci guadagna dei soldi e quindi che non è possibile che le mie relazioni di amicizia funzionino in questo modo. Cioè, possono funzionare anche in questo modo ma poi ci dobbiamo vedere nella vita reale e andare a mangiare un gelato!".

E' una trilogia di successo. Cosa piace di più ai ragazzi?
"Forse dovremmo chiederlo ai lettori o ai librai. Io scrivo quello che sento".

Dài, sbilanciati...
"...piace il lato sentimentale e che sia anche un romanzo di formazione. Greta ad esempio parte con una situazione familiare molto difficile, lei non crede nell'amore (senza dirlo ad alta voce, però), non vuole relazioni profonde con nessuno proprio poi per non dover affrontare il suo più grande fantasma che è quello dell'abbandono e della delusione. Alla fine lo risolve e con lei tutti gli altri personaggi che chiaramente danno una lettura differente dei sentimenti in base alla loro personalità".

E' difficile parlare d'amore agli adolescenti?
"E' rischioso perché facilmente si scivola nel ruolo della mamma che dà suggerimenti normativi oppure in quello dell'amica superficiale; si rischia facilmente di essere corresponsabili in qualcosa di svilente. Invece ho visto che i lettori hanno bisogno di orientarsi. A questa età sono bombardati dagli ormoni e confusi da un'esteriorità post romantica in cui tutti gli amori devono essere qualcosa di passionale e viscerale, ché e se non ti senti così vuol dire che non va bene, e se non fai le cose avventuratissime vuol dire che non sei veramente innamorato. I ragazzi hanno l'ansia da prestazione anche nei sentimenti e credo che invece "Aria" sia come la sorella maggiore che parla alla minore, dandole un consiglio senza però voler dare una risposta, ché l'amore è il più grande mistero che esista. Ma questo porta anche a rifletterci su e a trovare la propria strada".

Le poesie che intervallano il testo sono meravigliose, per quello che dicono e per come lo dicono. Hai mai pensato di fare la poestessa oltre che la scrittrice?
"No! (ride), è un abbandono all'infanzia che nn pubblicherò mai. Ma mi sono sevite. Le ho pensate tutte andando in bici".

di Teresa Bettarello