Milano, 16 agosto 2012 - Anche in pieno agosto, a porte chiuse, la scuola fa parlare di sé. Dando letteralmente i numeri. E non è un modo di dire: motivo dell'allegra discussione, infatti, sui vari quotidiani, virtuali o cartacei, le parole di Mariapia Veladiano, scrittrice nonché preside dell'Istituto comprensivo Alta Vallagarina sui voti:"I voti sotto il 4 - ha detto - non sono necessari, non fanno bene e possono invece far male. Inutile lasciarli visto che l'autonomia delle scuole permette strade condivise".

Ovviamente lei nella sua scuola li ha vietati, perfettamente in linea col Regolamento che vige nella regione in cui abita, il Trentino (eccellenza, occorre dirlo, nei test Invalsi e nelle indagini internazionali Ocse-Pisa), che vuole alle elementari i bambini valutati per aree di apprendimento e fino alla terza media niente voti, sostituiti da giudizi (ben chiari). Oserei dire: niente di nuovo, quella tra voti/giudizi è una querelle che di tanto in tanto fa parlare di sé. E che per essere dipanata avrebbe bisogno che cambiassero le teste di molti di coloro che dentro le scuole ci lavorano. Piuttosto, merita attenzione un altro punto messo in evidenza dalla Veladiano: lo stesso Regolamento trentino impedisce infatti di regalare quei 6 "necessari a essere ammessi all’esame di stato - dice la preside/scrittrice - come invece capita nel resto dell’Italia”.

Ecco, qui tocchiamo davvero un argomento interessante, che allargherei a tutto il percorso scolastico, non solo alla terza media o al momento della maturità: che senso ha il buonismo dilagante nella scuola italiana? Non sarebbe più utile fermare chi non ha le carte giuste per avanzare di classe? Davvero è un vizio esclusivamente genitorial-casalingo quello di temere di far vivere le difficoltà ai ragazzi?

di Teresa Bettarello