Milano, 28 ottobre 2011 - Un lombardo su tre non ha alcuna ragione di temere l’innalzamento dell’età pensionabile messo nero su bianco nella lettera d’intenti spedita dall’Italia all’Unione europea, semplicemente perché in pensione c’è già. Sono più di tre milioni, per la precisione 3.141.877, le pensioni erogate quest’anno dall’Inps dalle Alpi al Po e dal Garda al Maggiore: il 17,5 per cento dei 18.323.234 distribuite in tutto lo stivale. Ma il vero record, che oggi ci fa balzare agli onori delle cronache in base a un’indagine della Confartigianato, è quello dei baby pensionati.

 

Quel mezzo milioni di privilegiati che - almeno formalmente - ha salutato il lavoro prima di compiere cinquant’anni e, calcolando l’aspettativa di vita, prenderà la pensione per più di quarant’anni, quasi metà della sua esistenza terrena, pesando sullo Stato per 279.582 euro a testa più di un pensionato normale, per una spesa monstre di 148,6 miliardi di euro. Ebbene, non solo abita al Nord il 62,5% di questi signori e signore (sono metà e metà) che adesso molti chiedono di tassare per risanare i conti pubblici, ma più di uno su cinque è lombardo. Lo dicono le tabelle della Confartigianato: sono tra noi 110.497 pensionati under 50, il 20,8% del totale, a fronte di una popolazione che equivale al 16,3% degli italiani. Se, perciò, non vale accampare la scusa della «regione più popolosa», neppure ci si può rifugiare nei “baby lavoratori” che rendono le pensioni d’anzianità più diffuse da queste parti. Dei nostri 110 mila e rotti nonni nel fiore degli anni, infatti, sono solo 26.080 i pensionati Inps (l’ente previdenziale che si occupa del settore privato) a fronte di 84.417 pensionati Inpdap. In altre parole, il 76,4 per cento della torta va ad ex dipendenti pubblici, quelli che più hanno beneficiato di leggi ad hoc per lasciare in fretta la popolazione attiva, e rappresentano in Lombardia una percentuale di poco inferiore a quella nazionale (78,6%).

E intanto, dei 9,45 miliardi di euro spesi ogni anno dallo Stato per mantenere i baby pensionati, quasi due miliardi vengono risucchiati dalla Lombardia, che svetta in cima alle loro regioni di provenienza seguita a debita distanza dal Veneto (56.785 ritirati prima dei 50, il 10,7% del totale), Emilia-Romagna (52.626, il 9,9%) e Piemonte (48.414, 9,1%). E «Roma ladrona»? Sta indietro di parecchie lunghezze, con 41.820 baby pensionati nel Lazio (di cui ben 36.490 “pubblici”), il 7,9% , mentre Sicilia e Campania stazionano a fondo classifica rispettivamente col 3,9 e il 4,3 per cento di chi si è messo a riposo prima d’ingrigire.

 

Tornando ai congedati dal lavoro “normali”, che sono sempre il 31,5 per cento dei lombardi - tenendo presente soltanto i dati dell’Inps, che lasciano fuori gran parte degli ex dipendenti pubblici) -, va precisato che per quasi due terzi (1.956.440) si tratta di pensioni di vecchiaia (cioè non sociali, d’invalidità, revertite e così via) che valgono, in media, 1.131,19 euro l’una, e, di queste, ben 1.380.649 sono erogate dal Fondo pensioni dei lavoratori dipendenti, con una media di 1.257,21 euro l’una. Quasi un terzo del totale va a residenti di Milano e provincia (501.896 pensionati ex dipendenti privati), seguono Bergamo (149.661), Varese (140.443), Monza/Brianza (127.768), Brescia (121.413), Como (84.764), Pavia (70.520), Lecco (53.699), Cremona (44.138), Mantova (40.188), Lodi (28.533) e Sondrio (17.626). I più “ricchi” sono i pensionati milanesi (1.455,23 euro l’importo medio), i più “poveri” quelli della Valtellina, i soli a percepire, in media, meno di mille euro al mese.