Comprare le vettovaglie e cucinarle, lavare, stirare, riassettare la casa, il lavoro, con annessi e connessi. I figli, tra scuola (compiti, riunioni di classe, incontri con gli insegnanti, da soli valgono uno stipendio) e attività extra scolastiche, (forse) un marito a cui prestare attenzioni, ascoltare i loro problemi e trovare una soluzione, consolare, consigliare e rassicurare. Una donna con famiglia si ritrova a fare tutte queste cose qui ogni giorno, week end compresi. Talvolta anche più d'una insieme. Riesce a cucinare interrogando in Storia, a spolverare ripassando le tabelline e ascoltare le magagne del marito facendo la lista della spesa. Praticamente al risveglio si infila l'elmetto per battagliare contro tempo e contrattempi e lo riposa sul comodino alla sera sull'orlo di una crisi di nervi. Ma è un ruolo insostituibile, si dirà. "Direi imposto" dice Silvia Depoli, psicologa del Centro Gepo di Milano, nonché mamma di due bambine.

 

Scusi?
"Oggi un figlio si fa per scelta e quindi la società si aspetta, follemente, che la madre sia pronta a tutto, anzi, che sia perfetta nel ruolo di donna e di mamma. Ma la perfezione non esiste".

Scusi ancora, vuole dire che le mamme fanno le acrobate per colpa della società?
"Soprattutto la nostra società, italiana intendo. E' un costume che non riusciamo a perdere: anche se lavoratrici, le si vuole mamme a tempo pieno pronte all'amore incondizionato. Perfettamente in equilibrio fra le proprie esigenze e quelle della famiglia, senza mai permettersi di provare sentimenti di ambivalenza. E molte donne cascano, non sono a loro agio, entrano in crisi".

Con sensi di colpa. Dove l'uscita di sicurezza?
"Più d'una direi. Innanzi tutto, l'ho detto, la perfezione non esiste, poi pensare che è sano e normale avere dei sensi di colpa, pur difficili da gestire. Infine, imparare a 'preservare il tempo'".

Suona bene. Ma che significa
"Scegliere di fare quel che ci rende sereni. Ognuna di noi sa quello di cui ha bisogno, come donna e come mamma, in base al proprio vissuto e alla realtà che sta vivendo. Preservare i tempi significa scegliere come 'usarli': ogni tanto il mondo con le sue folli regole sociali va chiuso fuori dalla porta di casa per 'ascoltare' le proprie esigenze. Se si fa questo, costi quel che costi, qualsiasi decisione sarà quella giusta sebbene non perfetta!".

La fa facile a parole, ma nella pratica...
"Nella pratica è un lusso alla portata di tutti. Guardi che l'errore più comune è proprio questo, generalizzare, pensare di avere e che la famiglia abbia sempre le stesse necessità, e per forza uguali a quelle di altre. Non è così! L'equilibrio va cercato in casa e in continuazione, mettendo in conto di aggiustare il tiro e che qualcosa dovrà comunque essere sacrificato. Scegliere e darsi dei limiti fa parte del gioco. E poi, di adulti in famiglia non ce ne sono due?".

Beh, non sempre. E spesso si fa prima a fare da sole che a delegare.
"Errore vizioso. Occorre imparare. Il marito (o l'ex) non collabora? Si reclutano nonni, babysitter, altre mamme. Delegare non significa non fare ma organizzarsi a non fare da sole. Ne va del benessere dei piccoli"

Appunto.
"Non sottovalutateli, rendeteli partecipi dell'organizzazione familiare, anche degli stati d'animo. Insomma, piuttosto che scapicollarvi fuori dal lavoro per arrivare sempre in ritardo a prenderli a scuola, arruolate qualcuno che lo faccia con calma e spiegate loro il perché: invece che 'dimenticati' si sentiranno accuditi, anche in vostra assenza".