Varese, 27 novembre- Sono passate da dieci minuti le sette di sera quando Giuseppe Piccolomo esce in manette dall’ingresso della questura, in piazza Libertà, cercando di proteggere il volto dai flash dei fotografi e dalle riprese delle tv. È in stato di fermo con l’accusa di omicidio volontario premeditato, aggravato dalla crudeltà, dalle sevizie e dai futili motivi. Poco dopo varca il portone del carcere dei Miogni, dove tra qualche ora il gip lo interrogherà per la convalida di rito.

 

Per ora è lui, il solo indagato per la barbara uccisione di Carla Molinari, 82anni, l’anziana di Cocquio Trevisago che l’imbianchino conosceva bene da diversi anni. Un rapporto molto più profondo della semplice amicizia: l’uomo frequentava abitualmente la casa della vittima da cui, a quanto pare, riceveva anche soldi. E il movente dell’omicidio sarebbe proprio questo, quello economico, uccisa per soldi, insomma.

Forse l’anziana aveva deciso di stringere i «lacci della borsa», forse si era rifiutata di concedere un prestito «straordinario». Oppure lo aveva escluso dall’asse ereditario. L’amputazione della mani, dunque, avrebbe un valore simbolico: la folle «punizione» per un presunto peccato di avidità. Oppure è stata un’astuzia per non fare trovare sue tracce: l’anziana infatti lo avrebbe graffiato in faccia.

 

Piccolomo di mestiere faceva l’imbianchino insieme al fratello - la ditta è a Cocquio - e secondo alcune voci si trovava in ristrettezze ecomomiche. Saranno le indagini a svelare i tanti retroscena non ancora emersi di questo efferatissimo delitto. Tante le circostanze da chiarire, a partire dalla possibilità che il presunto killer abbia agito con la collaborazione di un complice. Gli inquirenti non lo escludono anche se si allenta la pressione sui conoscenti e parenti più stretti torchiati per tre settimane dagli investigatori. I quali, pur mantenendo il più stretto riserbo, fanno capire che l’inchiesta non è affatto chiusa.

 

Le mani recise dell’anziana non sono ancora state trovate: gli agenti hanno iniziato a cercarel in un terreno a Ispra dove potrebbero essere state nascoste. Sulle armi del delitto non trapela nulla: gli inquirenti le hano trovate nel corso della perquisizione effettuata ieri mattina nella casa dell’indagato? Lo sapremo nelle prossime ore. Di certo Piccolomo finora non ha fornito nessuna collaborazione: convocato come indagato in Questura alla mezzanotte di mercoledì, si è avvalso della facoltà di non rispondere davanti agli inquirenti.

 

Alle tre del mattino l’interrogatorio si è concluso e l’imbianchino è tornato a Ispra dove, poco dopo è iniziata la perquisizione. Nel primo pomeriggio Piccolomo è stato richiamato in Questura: alle 18 la decisione di fermarlo. Ora l’attesa si sposta sull’interrogatorio di garanzia che il gip effettuerà tra domani e dopo al carcere dei Miogni. Simona Bettiati, l’avvocato varesino di Piccolomo (nominato d’ufficio ma giò confermato) aspetta di avere in mano tutti gli atti del pm prima di decidere la linea difensiva. A Cocquio Trevisago, intanto, c’è sollievo e sorpesa. Dopo tre settimane di attesa, tutti aspettavano una svolta nelle indagini ma pochi, anzi nessuno, poteva immaginare che l’imbianchino del paese venisse accusato dell’omicidio di Carla Molinari.

 

Il nome di Giuseppe Piccolomo è legato a un grave fatto di cronaca del 2003: la moglie dell’indagato era morta carbonizzata in un incidente sull’auto guidata dal marito. L’imbianchino patteggiò dieci mesi per omicidio colposo. Fu un incidente, dunque. Ben altra è l’accusa che gli viene contesttaa in questa occasione. Da oggi dovrà doifendersi davanti ai magistrati che lo hanno fermato.