Valanga di mais dal silo esploso, due operai sepolti vivi in fabbrica

Tragedia nel Cremonese: travolti da 400 tonnellate di cereali di Daniele Rescaglio

Bonemerse, due morti sul lavoro per il crollo di un silos contenente mais

Bonemerse, due morti sul lavoro per il crollo di un silos contenente mais

Cremona, 28 settembre 2014 - Soffocati e sepolti da una montagna di mais caldo, appena essiccato. Giuseppe Vezzoli e Francesco Lissignoli sono morti così, in modo tanto drammatico quanto incredibile, nell’azienda in cui lavoravano da una vita, il mangimificio Ferraroni di Bonemerse alle porte di Cremona.  Le vittime avevano rispettivamente 48 e 53 anni e lasciano entrambi mogli e figli oltre a una scia di dolore nei loro paesi d’origine, Stagno Lombardo e Bonemerse. L’incidente è avvenuto intorno alle 23 di venerdì quando i due operai, addetti agli essiccatoi, sono stati attirati dai rumori provenienti da uno dei silos di stoccaggio del mais. Vezzoli e Lissignoli si sono avvicinati all’impianto (pare che la pressione fosse anomala) quando un boato ha squarciato la parte superiore del manufatto e rovesciato di sotto 400 tonnellate di mais che hanno sepolto i due uomini. 

Subito sono scattati i soccorsi ma le operazioni sono apparse da subito molto complicate. Per riuscire ad individuare i due uomini i vigili del fuoco sono dovuti ricorrere alle tecniche che normalmente si utilizzano per la ricerca delle persone travolte dalle valanghe. Un lavoro durato ore. Quando sono stati estratti dal mais, i due uomini erano privi di vita: probabilmente la morte è stata quasi istantanea per soffocamento.  L’impianto nel quale si è verificato l’incidente è stato posto sotto sequestro dall’Asl: le cause sono ancora tutte da chiarire ma potrebbe essere stato un cattivo funzionamento del meccanismo che regola l’afflusso del mais nel silo a determinare il cedimento della struttura. «Si tratta di impianti che comunque vengono collaudati e con una manutenzione continua, anche noi siamo in attesa di capire cosa sia accaduto» ha spiegato ieri l’avvocato della famiglia Ferraroni, Giovanni Benedini. 

Il mangimificio Ferraroni è una azienda fondata oltre cento anni fa che, pur avendo avuto nel corso degli ultimi venti anni un grande sviluppo, ha mantenuto le caratteristiche della piccola azienda a conduzione familiare: «Una angoscia terribile quella che stanno vivendo i Ferraroni — ha detto l’avvocato — in cento e più anni di attività presso questa azienda non si sono mai verificati incidenti di questo tipo». Le vittime avevano con i loro titolari un rapporto molto amichevole, costruito in tanti anni: «Sono angosciato» ha detto il padrone del mangimificio che ieri mattina ha accusato anche un malore.  Cgil, Cisl e Uil di Cremona e le categorie del settore agroalimentare (Fai, Flai e Uila), hanno inviato un comunicato per esprimere il più profondo cordoglio: «Si tratta dell’ennesimo inaccettabile episodio che evidenzia quanto sia sempre prioritario investire in prevenzione e in sicurezza».

di Daniele Rescaglio