Caso Tamoil, al via il processo bis: manager accusati di inquinamento

Il sostituto procuratore generale chiede che i cinque siano condannati per il reato di avvelenamento delle acque, punito con una pena massima di 15 anni di reclusione

La raffineria Tamoil di Cremona

La raffineria Tamoil di Cremona

Cremona, 29 aprile 2015 -  Al via, questa mattina, davanti alla Corte d'assise d'appello di Brescia, il processo bis, con rito abbreviato, a carico dei manager della raffineria Tamoil di Cremona, accusati di avere inquinato la falda. Nel primo grado di giudizio, due dirigenti erano stati condannati per disastro ambientale doloso (Enrico Gilberti a 6 anni di reclusione e Giuliano Guerrino Billi a 3 anni), due per disastro ambientale colposo (Mohamed Saleh Abulaiha e Pierluigi Colombo a 1 anno e 8 mesi di reclusione ciascuno). Era stato invece assolto Ness Yammine.

Il sostituto procuratore generale, Manuela Fasolato, chiede che tutti e cinque i manager siano condannati per il reato di avvelenamento delle acque, punito con una pena massima di 15 anni di reclusione. Il Comune di Cremona si è costituito parte civile in sostituzione di Gino Ruggeri, il cittadino che nel processo di primo grado aveva fatto incassare al Comune un milione di euro come risarcimento dei danni subiti. Sono parti civili anche alcuni soci delle società canottieri Bissolati e Flora, il Dopolavoro Ferroviario e Legambiente. La corte è presieduta dal giudice Enrico Fischetti, giudice relatore Massimo Vacchiano più sei giudici popolari, tutte donne.