Cremona, 23 gennaio 2014 - «C'era la volontà di corrompere i giocatori, ma non ci sono mai riuscito. Nulla è mai andato a buon fine, come risulta dalle intercettazioni». Nome sempre presente nei verbali dall’inizio dell’inchiesta calcioscommesse di Cremona, silente davanti sia al gip sia al pm, Antonio Bellavista, 33 anni, ex capitano del Bari, oggi imprenditore di se stesso (Bellavista srl, gestione di un campo sportivo a Bitonto, noleggio di campi sportivi serali), parla per sei ore e mezzo davanti al procuratore di Cremona, Roberto di Martino.

E spiega perché: «Ero tirato ballo da più parti. Era venuto il momento di chiarire più aspetti». «Ero uno scommettitore e da scommettitore ho il rammarico, purtroppo, di non avere scommesso su Brescia-Lecce e Palermo-Napoli, manipolate, ma non da me. Ho scommesso e vinto su 25 gare, sulle quali circolavano voci. Fra queste Siena-Sassuolo. Dissi a un giornalista di chiamare Conte, allenatore del Siena, perché Erodiani aveva la disponibilità del Sassuolo a perdere».

Ma la cosa rimase lì. Cita fra le occasioni allettanti e perdute Milan-Bari, quando c’erano le condizioni per un Over 3.5. Invece la gara finì con un pareggio 1-1. «In quella occasione ho dato dei c. ai giocatori del Bari». Si definisce il collante fra il gruppo degli “zingari”, conosciuti attraverso Mauro Bressan, e i giocatori da corrompere.

Ma lavorare con loro non era facile perché non si accontevano che gli si portasse la partita, ma volevano anche vedere in faccia i giocatori, ma nessun si sarebbe fatto vedere prima del match. Bellavista aggrava pesantemente la posizione dei bolognesi di Beppe Signori. Sono stati loro a presentargli Salvatore Spadaro il “vecchio” (col quale avevano “fatto” Brescia-Lecce) e Francesco Bazzani, il Civ. Gli uomini di Bologna gli hanno spiegato meccanismi e tariffe. Da Singapore i soldi per le scommesse finivano in Svizzera su conti cifrati con nomi di vini. Era l’ex bomber a recarsi nella Confederazione a prelevare denaro.