di Michele Gerevini

Cremona, 16 maggio 2012 - Il cuore della Cremona cestistica sta lentamente cessando di battere. Tutte le voci rincorsesi negli ultimi giorni, dal trasferimento della società a Montichiari alla cessione del titolo, non sono più solo voci: «È realtà. In questo momento - oggi, tarda mattinata, ndr - la Vanoli Braga sparirà, dopo aver ceduto il diritto di disputare il massimo campionato». Parole ufficiali di un dirigente biancoblù all'indomani del consiglio d'amministrazione che, martedì notte, ha virtualmente scritto la parola "fine" all'avventura cremonese in A. Però... ci son dei però.

Patron Aldo Vanoli vuol giocarsi tutte le carte per rimanere a galla: oggi pomeriggio c'è stato un incontro con il presidente dell'Ente Fiera di Cremona Piva, probabilmente per battere ancora una volta la pista delle sponsorizzazioni firmate dalle eccellenze del territorio, molte delle quali legate al mondo dell'agricoltura e della zootecnia (in primis, Consorzio del Grana Padano). domani, l'ultimo "assalto" con il cavalier Arvedi, il colosso della siderurgia che, più di ogni altro, l'opinione pubblica sotto il Torrazzo chiama come salvatore della patria. La speranza, Aldo Vanoli, l'ha ancora, anche se «flebile, però c'è », sempre nelle parole del dirigente. Il quale ha espressamente detto «se vuoi scrivere queste cose, fallo pure, ormai non c'è più nulla da nascondere, e i giochi sono praticamente fatti. Il basket a Cremona, al massimo livello, è al passo d'addio».

Come si è arrivati a questo punto di non ritorno? Proviamo a ricapitolare l'intera vicenda, che inizia il 7 giugno del 2011 con le dimissioni di Secondo Triboldi - socio di maggioranza assoluta - dalla presidenza della società: Aldo Vanoli, Carlo Beltrami, Giuseppe Braga e Frederic Hepineuze ricapitalizzano il tutto, garantendo la serie A per il terzo anno consecutivo; ma già allora, il gm Portaluppi fu chiaro, «se non intervengono fattori economici diversi per la prossima stagione, il futuro della Vanoli Braga sarà pessimo». Profezia puntualmente avveratasi.

Un mese fa, a sorpresa ma non troppo, forse mitigato dai successi colti in campionato, il grido d'allarme di Aldo Vanoli. E da qui il rincorrersi di voci: la più gettonata quella del trasferimento della squadra a Montichiari - con il PalaGeorge nuova sede di gioco - dove l'industriale bresciano Franchini avrebbe contribuito copiosamente alla sponsorizzazione della squadra. Sembrava un pro-forma, invece si è rivelato un bluff calibrato ad arte dallo stesso Vanoli, che di spostarsi da Cremona non ha mai avuto intenzione, «piuttosto affondo, vado avanti da solo o vendo tutto».

Quando, in apertura di consiglio, il patron ha messo in chiaro che «l'ipotesi Montichiari non è più percorribile e non sarà più d'attualità», è calato il gelo nella stanza. Il mondo economico cremonese ha risposto finora picche, la crisi sta attanagliando a tutti i livelli, oggettivamente è difficile pensare a un investimento quantificabile in almeno un milione di euro. A meno che il cavalier Arvedi davvero cambi idea e «riprenda il discorso già intavolato in passato. Valuteremo quanto davvero voglia impegnarsi, e come» . Oppure se è stato tirato dentro per i capelli nell'intera vicenda. Le prossime ore saranno decisive, «non è escluso che nel tardo pomeriggio possa uscire un comunicato ufficiale». E mai come oggi, avrebbe l'aria di essere l'ultimo nella storia della Guerino Vanoli.