Ricengo, la Villa e Bonaldi alla Brembana Rolle. Gli eredi: "Vendiamo, ma per crescere"

La fusione con i concorrenti servirà ad allargare le quote all’estero di Pier Giorgio Ruggeri

Ricengo, la Villa e Bonaldi

Ricengo, la Villa e Bonaldi

Ricengo (Cremona), 17 ottobre 2014 - «Abbiamo venduto la Villa e Bonaldi a una società italiana, la Brembana Rolle, che è nel nostro stesso ramo degli scambiatori di calore. Garantisce continuità all’azienda e ai dipendenti e dà reali prospettive di diventare più competitivi». Lo dicono i fratelli Cristiano e Luciano Villa, fino a ieri proprietari dello stabilimento di Ricengo, oltre 100 dipendenti, e da oggi amministratori delegati di un gruppo che, in prospettiva, fatturerà oltre cento milioni di euro l’anno. Cristiano e Luciano sono la quarta generazione dei Villa in azienda, nata nel 1906 a Crema, in via Stazione, dal connubio tra Ambrogio Villa e la moglie Giovanna Bonaldi. «Vogliamo smentire le voci che abbiamo venduto a una finanziaria svizzera. Brembana Rolle ha stabilimenti in Val Brembo e ad Albignasego, occupa 200 dipendenti e in tempi recenti è stato nostro partner». 

Perché voi, poco più che quarantenni, avete fatto questa scelta?  «Per unire le nostre forze e acquisire altri mercati. La Villa e Bonaldi ha clienti in Cina, Stati Uniti, Gran Bretagna; la Brembana Rolle è forte in Russia e Olanda. Puntiamo alla clientela araba e cinese. Il nostro mercato parla di commesse milionarie ma con tempi molto lunghi. Mettendoci insieme riusciremo ad abbattere i tempi e ad acquisire più mercato».  

Problemi per i dipendenti? «Nessuno. Il lavoro c’è. Anzi, a breve nell’area di Marghera, dove abbiamo acquisito uno spazio, faremo partire un’azienda che assumerà anche forze nuove».  

E il vostro destino? «Abbiamo un contratto come ad di 18 mesi. Poi si vedrà. Ma non c’è alcuna intenzione né da parte nostra né da parte della Brembana Rolle di cambiare leadership».  

Vostro padre Gino avrebbe approvato questo passo? «Già 15 anni fa c’erano state delle trattative. Poi non se n’era fatto nulla perché l’offerta non soddisfaceva le esigenze di papà. Oggi avrebbe venduto anche lui».  

Comunicate ai dipendenti la vendita venerdì 17 alle 17. Non siete superstiziosi? «Non ci abbiamo fatto caso: sposteremo l’annuncio di qualche minuto».