Sindaci in rivolta nel Cremasco: «Profughi? Qui non c’è spazio»

Alcuni sindaci si ribellano alla tabella presentata al prefetto. Reazioni dopo la proposta di far arrivare sul territorio 300 migranti di Pier Giorgio Ruggeri

Il sindaco di Montodine, Alessandro Pandini

Il sindaco di Montodine, Alessandro Pandini

Crema, 25 agosto 2015 - «Noi di Palazzo Pignano non abbiamo dato alcuna disponibilità a ospitare migranti e neppure sappiamo di questi numeri. Lo stesso prefetto non ha saputo dire quali saranno i migranti da ospitare, per quanto tempo e chi dovrà pagare per mantenerli». È un inviperito Virgilio Uberti, vicesindaco di Palazzo Pignano, che mostra tutta la sua contrarietà alla tabella consegnata al prefetto Paola Picciafuochi da una rappresentanza dei sindaci del Cremasco, elenco nel quale si comunica il numero di stranieri che si potrebbero ospitare, in base alla regola (non scritta) di due migranti ogni mille abitanti. Ma da questo calcolo viene fuori che nel cremasco possono starci 328 migranti, senza però tener conto di quelli che già ci sono, ospitati da Caritas e, recentemente, anche da strutture private. A oggi numero totale di migranti è sotto quota 100, ma a breve questa cifra lieviterà, visti i continui arrivi sul nostro suolo. «Non abbiamo neppure una struttura dove metterli – afferma Paolo Palladini, primo cittadino di Vailate –. Hanno dato i numeri, ma solo sulla carta. Se ce li assegnano poi li mettiamo in comune? Oppure piantiamo una tenda in un campo? Le cose vanno fatto con cognizione di causa. E poi parliamoci chiaro: scappano tutti dalla guerra? Non mi pare. Inoltre, il mio pensiero va a quei cristiani che rischiano la vita in quegli stati dove sono perseguitati. Per loro bisognerebbe agire».

Prudente il sindaco di Montodine, Alessandro Pandini: «A noi spetterebbero cinque migranti, ma faccio presente che il Comune non ha siti liberi e che a Montodine da anni ci sono tre migranti ospitati. È stata indetta una riunione il 31 agosto con i preti della diocesi di Crema e la Caritas per affrontare il problema. Da lì usciranno le direttive necessarie per coordinarci». Ma alla fine par di capire che i numeri forniti sono solo sulla carta e che la palla, come ha ribadito il vescovo di Crema monsignor Cantoni, passi ancora dalle strutture a disposizione delle parrocchie, se si vogliono evitare i pericoli dei privati già evidenziati con l’arrivo improvviso di una trentina di migranti a Chieve.