Spara a moglie e figlio, poi si suicida. Solo lei sopravvive: voleva separarsi

Tragedia in una villa. La coppia era in crisi per motivi economici di Gabriele Moroni e Pier Giorgio Ruggeri

L’arrivo della Scientifica nella villa di Offanengo teatro della strage nella campagna Cremonese

L’arrivo della Scientifica nella villa di Offanengo teatro della strage nella campagna Cremonese

Offanengo, 13 giugno 2015 - Una donna coperta di sangue esce barcollando di casa. «Mio marito mi ha sparato, aiutatemi», trova la forza di gridare prima di accasciarsi, ma quel grido non può fermare la furia omicida dell’uomo. Offanengo, a un passo da Crema, ma già immersa nella campagna. Una villa di periferia color ocra al 59c di via Circonvallazione sud. Villa Fabiola, il nome della donna ferita, dove la famiglia viveva da cinque anni. Sono le 8.20. Francesco Pea, 52 anni, di origini pavesi, commerciante di caffè e titolare con un fratello di una ditta di noleggio di videopoker per bar, impugna un revolver calibro 38 e inizia una strage che concluderà dandosi la morte. Il primo obiettivo è la moglie: due colpi per Fabiola Provana, 49 anni, l’unica che sopravviverà all’eccidio familiare. Siamo al primo piano della bella villa di famiglia. La donna grida e l’uomo, con incredibile freddezza, chiude le imposte, insegue la moglie che sta scendendo le scale, la raggiunge e la colpisce altre due volte, sempre all’addome. Fabiola Provana cade. Il marito, credendola morta, scende nella tavernetta dove sorprende Michael, 21 anni, studente allo Iulm di Milano e unico figlio della coppia. Non c’è pietà neppure per il giovane. Michael muore con negli occhi il padre che punta il revolver contro di lui e fa fuoco due, forse tre volte.

Una sequenza confermata dalla testimonianza di Valentina Fabbiani che risiede nella villa confinante con quella della famiglia Pea: «Ho sentito quattro serie di colpi. Dopo i primi due sono corsa alla finestra insieme con mia suocera Leonarda. Abbiamo visto Francesco Pea che chiudeva le imposte al piano superiore. Dopo qualche secondo abbiamo sentito la moglie gridare e altri due spari. A quel punto è stata la volta dell’uomo che ha urlato: “Non è possibile continuare in questo modo”. Sono passati un paio di minuti e dalla taverna sono usciti i rumori di due o tre spari in rapidissima successione. Ancora un momento di silenzio e, infine, gli ultimi due colpi. Non sapevamo che cosa fare quando, all’improvviso, abbiamo visto la donna uscire da una porta laterale della villa. Aveva sangue dappertutto e ha urlato: «Mio marito mi ha sparato, aiutatemi». Gli ultimi spari uditi dalla vicina sono quelli con cui Francesco Pea si è tolto la vita, a un paio di metri dall’ingresso principale dell’abitazione. Accorrono un’automedica e un’ambulanza dell’ospedale di Crema. Quando i soccorritori aprono il cancello scorgono Fabiola Provana a terra nel vialetto. E’ viva e viene immediatamente trasportata in ospedale. Arrivano anche i vigili del fuoco e le forze dell’ordine. In casa il primo a essere trovato è il cadavere di Francesco Pea con il revolver ancora stretto in pugno. Qualcuno scende nella tavernetta e scopre Michael che dà ancora qualche segno di vita.

Il medico tenta lungamente di rianimarlo ma ogni sforzo risulta inutile. Fabiola Provana viene immediatamente portata in sala operatoria e sottoposta a un primo intervento. Le sue condizioni sono molto gravi perché i proiettili potrebbero aver leso organi interni. I sanitari stanno pensando di trasferirla in un altro ospedale perché venga valutata la possibilità di un nuovo intervento chirurgico. Prudenti i carabinieri sulle motivazioni che hanno spinto Francesco Pea alla strage.

Si parla di dissapori tra i coniugi scaturiti da un momento di difficoltà economica da parte del capofamiglia. Una situazione che Fabiola Provana avrebbe sopportato a fatica. Nell’immediatezza della tragedia si sussurrava che la donna avrebbe manifestato al marito l’intenzione di separarsi. Giorno dopo giorno l’armonia familiare si sarebbe sempre più incrinata, fino al sanguinoso epilogo di ieri mattina.