Nasce a Romanengo il miele più buono d’Italia

A decretarlo è stata la giuria del concorso “Roberto Franci” promosso dalla Settimana del Miele, manifestazione in corso a Montalcino, che ha conferito al miele di acacia prodotto dall’apicoltore Sergio Zipoli il primo premio. La giuria ha puntato i riflettori sul prodotto “morbido e delicato, biologico” che nasce nel laboratorio di Romanengo e viene proposto con etichetta “Apicoltura Zipoli di Balarini Ancilla”, azienda iscritta alla Coldiretti di Daniele Rescaglio

Il miele più buono d'Italia

Il miele più buono d'Italia

Romanengo (Cremona), 12 settembre 2014 - Nasce nel cuore del Cremasco, a Romanengo, il miele più buono d’Italia. A decretarlo è stata la giuria del concorso “Roberto Franci” promosso dalla Settimana del Miele, manifestazione in corso a Montalcino, che ha conferito al miele di acacia prodotto dall’apicoltore Sergio Zipoli il primo premio. La giuria ha puntato i riflettori sul prodotto “morbido e delicato, biologico” che nasce nel laboratorio di Romanengo e viene proposto con etichetta “Apicoltura Zipoli di Balarini Ancilla”, azienda iscritta alla Coldiretti.

Ma qual è il segreto che rende speciale il miele di acacia Zipoli? «Il segreto è l’amore per le api, la massima cura dei nostri alveari — spiega Sergio Zipoli — e naturalmente un grandissimo impegno nel garantire la qualità del prodotto». Al concorso hanno partecipato 124 apicoltori da tutta la penisola, portando a Montalcino le eccellenze nazionali del settore e la scelta di concorrere con il miele di acacia, uno dei più richiesti dal mercato, non era facile.

«E’ vero ho vinto con il miele d’acacia, ma la mia produzione è molto varia - spiega Zipoli- Produciamo anche mieli di tarassaco, castagno, millefiori, melata, tiglio, amorpha fruticosa, rododendro, millefiori di alta montagna, insieme al polline, sia fresco che congelato. Il tutto rigorosamente biologico». Il 2014, molto piovoso e con un’estate fresca, non ha favorito certo il lavoro delle api, tanto che la produzione di miele è risultata molto bassa. «Noi abbiamo risposto continuando a spostare le api — spiega Zipoli—. Si può dire che abbiamo inseguito il sole per tutta l’estate, spostando fisicamente gli alveari da un punto all’altro. E’ stato un grande impegno, ma i risultati alla fine non sono mancati».

di Daniele Rescaglio