Mercatone uno, tutti salvi: spuntano due acquirenti

Respiro di sollievo per i 70 dipendenti del Mercatone Uno di Madignano, che hanno avuto la conferma che il loro supermercato è tra quelli che non saranno chiusi. In più, questa settimana, sono arrivate due manifestazioni di interesse ad acquistare la struttura di Pier Giorgio Ruggeri

Lo stabile Mercatone uno di Madignano

Lo stabile Mercatone uno di Madignano

Madignano (Cremona), 20 giugno 2015 - Respiro di sollievo per i 70 dipendenti del Mercatone Uno di Madignano, che hanno avuto la conferma che il loro supermercato è tra quelli che non saranno chiusi. In più, questa settimana, sono arrivate due manifestazioni di interesse ad acquistare la struttura. Sui nomi c’è il massimo riserbo, anche perché il momento è molto delicato per il Mercatone Uno, che ha visto smembrare il suo impero fatto di 78 punti vendita dopo aver accumulato un debito di circa 450 milioni di euro. Dei 78 supermercati, solo 35 sono rimasti aperti, mentre gli altri 43 sono stati chiusi.

Per quel che riguarda i punti salvati, oltre a quello di Madignano, ci sono anche quelli di Pieve Fissiraga e di Pavia. L’accordo con il sindacato, sottoscritto dai tre commissari liquidatori Stefano Coen, Ermanno Sgaravato e Vincenzo Tassinari, oltre che dal nuovo il nuovo direttore generale del gruppo Italo Soncini, prevede una cassa integrazione a rotazione per tutti i 70 dipendenti. Sul mantenimento in vita del complesso di Madignano c’erano pochi dubbi: il supermercato era stato ristrutturato completamente neppure un anno fa (aveva ripreso l’attività a ottobre, dopo oltre due mesi di restyling) e comunque Madignano è uno dei primi punti vendita per volume d’affari tra i supermercati del gruppo. Che la salute di Madignano sia buona è noto anche all’esterno del gruppo, tant’è vero che da subito un paio di società si sono affacciate e hanno chiesto di poter discutere della vendita.

Fine dei giochi, invece, per l’agenzia di lavoro interinale bergamasca Max Work, che ha un punto anche a Crema, in via Lago Gerundo, chiuso proprio questa settimana, dopo che è stato decretato il fallimento della società, scoperta di circa 12 milioni di euro, quasi interamente dovuti all’Inps a causa di mancati versamenti previdenziali. I dipendenti della filiale di Crema sono un centinaio, dei quali una settantina in capo alla Galbani, una quindicina alla Intercos e gli altri sparsi in varie aziende locali. Mentre per quanto riguarda i 70 della Galbani non ci sono problemi, i dipendenti sono stati assunti da tre diverse agenzie interinali, si sta ancora trattando per i lavoratori della Intercos, ma l’accordo sarebbe vicino. Niente da fare, invece, per i singoli lavoratori sparsi nel cremasco e dipendenti dell’agenzia. Per loro al momento c’è la sospensione del lavoro.