Mattanza in Kenya, il superstite accusa: "È stato il giardiniere"

Già arrestato dalla polizia

Stefano Scassellati, figlio della coppia

Stefano Scassellati, figlio della coppia

Cremona, 26 luglio 2017 - ​«È stato lui. È di lui che sospetto». Nel suo letto al Mombasa Hospital, Luigi Scassellati punta il dito contro l’uomo arrestato dalla polizia kenyota: il giardiniere-guardiano del cottage nel piccolo centro di Kikambala. Lì, sabato mattina, i due coniugi di Cremona sono stati aggrediti da una banda di rapinatori armati di machete. Scassellati si è salvato solo perché è svenuto ed è stato creduto morto. Sulla donna gli aggressori hanno infierito con ferocia brutale, fino a ucciderla.

Il giardinierie è da lunedì in stato di arresto nella centrale di polizia di Mtwapa. Non si conoscono ancora quali siano gli elementi che, già nell’immediatezza del massacro, hanno orientato i sospetti su di lui. Si conoscono però due circostanze. Attorno alle 6 di sabato mattina l’uomo è uscito dal villino dicendo ai padroni di casa che si recava a messa. Scassellati lo ha seguito. Un particolare che il giardiniere avrebbe spiegato con la necessità che qualcuno richiudesse il cancello alle sue spalle. I coniugi Scassellati erano molto prudenti, quasi timorosi, abituati a prendere più di una precauzione per tutelare la propria sicurezza. Quella mattina, invece, l’ex negoziante è uscito nel giardino lasciando aperta la porta di casa. Di seguito la seconda circostanza sospetta. Alcuni vicini hanno sentito il rumore di un “boda-boda” una sorta di moto-taxi, in grado di trasportare anche quattro persone, solitamente impiegata per trasferimenti dalle fermate dei pullman alle località dell’interno. Proprio in quei momenti sarebbe iniziato l’assalto dei rapinatori assassini allo chalet dei coniugi cremonesi. Quando è tornato nella villetta il giardiniere si è mostrato sgomento, affranto per quanto era accaduto. I rapporti fra Scassellati e il giardiniere si erano guastati da tempo a causa delle continue richieste di denaro da parte di quest’ultimo.

A fine marzo, quando marito e moglie erano partiti per quello che sarebbe stato il loro ultimo ritorno a Cremona, il giardiniere aveva avanzato una nuova pretesa, motivata con la necessità di cure per i figli. Scassellati aveva negato, concedendo però al giardiniere il pagamento di tre mensilità di stipendio. Ogni sera Luigi si collegava via skype con il figio Stefano, che risiede con la moglie e i due figli a Mozzanica, in Bergamasca. A lui avrebbe confidato i suoi contrasti con il giardiniere. Stefano Scassellati e il fratello maggiore Roberto sono giunti in Kenya. Finora si sono rifiutati di entrare nella casa dove è avvenuto l’eccidio. La procura di Roma ha aperto una rogatoria internazionale. Il pm Sergio Colaiocco procede per omicidio, lesioni, rapina.