Abusi sessuali su cinque ragazzini: accusato don Mercedes, in due chiedono risarcimento

Mauro Inzoli dovrebbe chiedere il rito abbreviato, si va verso l'accordo fra i legali per l'entità del risarcimento entro l'udienza dell'11 maggio

Don Mauro Inzoli

Don Mauro Inzoli

Crema, 9 marzo 2016 - Avrebbero subito abusi sessuali da don Mauro Inzoli, ora due dei cinque minori vogliono essere risarciti. In tribunale a Cremona, davanti al gup Letizia Platè, si è svolta l'udienza preliminare che vede il prelato di 66 anni, per trent'anni capo carismatico di Comunione e Liberazione in provincia di Cremona e fondatore del Banco alimentare, accusato dal procuratore Roberto Di Martino di diversi episodi di violenza sessuale. 'Don Mercedes', come veniva chiamato per la sua passione per le auto di lusso, avrebbe commesso tali atti abusando della sua autorità, sia nel suo ufficio dove teneva gli esercizi spirituali con i ragazzini, sia negli alberghi dei luoghi di villeggiatura dove Cl portava i giovani durante le vacanze estive.

L'udienza e stata subito rinviata all'11 maggio prossimo quando l'avvocato Maria Laura Brunelleschi, di Crema, si costituirà parte civile per le due vittime. I difensori di don Inzoli, gli avvocati Nerio Diodà e Corrado Limentani, di Milano, con ogni probabilità chiederanno che il sacerdote venga ammesso al rito abbreviato. 'Nessuno può ignorare che un abbreviato sarà, alla fine, la nostra scelta', hanno dichiarato i difensori, nelle cui intenzioni vi è di arrivare ad un accordo con la collega Brunelleschi sul risarcimento prima dell'udienza dell'11 maggio. In questo modo, la difesa eviterebbe di avere nel processo la parte civile.

La Santa Sede ha già punito don Inzoli, infliggendogli prima, per mano di papa Ratzinger, la sanzione della riduzione allo stato laicale, sanzione poi ammorbidita, il 27 giugno del 2014, da papa Francesco con una 'pena medicinale perpetua'. Il sacerdote deve condurre, tra le altre cose, una vita di preghiera e di umile riservatezza come segni di conversione e di penitenza

L'apertura del procedimento per le accuse di abusi sessuali su minori era avvenuta da parte del procuratore della procura di Cremona, Roberto di Martino. La procura si era mossa dopo due esposti che erano stati inoltrati dal parlamentare cremasco di Sel, Franco Bordo e dall’associazione ligure per la difesa dei bambini L’Abuso. Accadde nel mese di luglio del 2014, dopo un anno la richiesta di rinvio a giudizio del prete da parte del procuratore. Nel frattempo la procura di Cremona aveva chiesto gli atti al Vaticano, che nel febbraio del 2015 glieli aveva rifiutati.