Castel Gabbiano, pozzi avvelenati: sindaci sulle barricate

"Vogliamo capire come si può rimediare"

Laboratorio

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Crema, 25 febbraio 2018 - «Vogliamo sapere come e perché e che cosa si intenda fare per far tornare tutto nella norma». Lo dicono sindaci e rappresentanti di forze politiche dei territori cremaschi vicini alla Cergamasca interessati all’evolversi della situazione delle falde inquinate da cloroformio e trielina nel comune di Castel Gabbiano. In particolare a puntare il dito sono Enrico Duranti, esponente dell’opposizione in Consiglio a Sergnano e Antonio Grassi, primo cittadino di Casale Cremasco. Mentre il primo pone l'’attenzione il fatto che ormai da oltre sei anni lo spettro dell’inquinamento delle acque agita il territorio, il secondo ha stilato un memorandum dal quale si possono estrapolare le date di quanto successo.

«Al nostroComune – dice Grassi - preme capire le cause dell’inquinamento dei due pozzi e le relative azioni per eliminarle. Precisato questo, ci pare utile rendere pubblica la cronologia degli avvenimenti per togliere e possibilità di fraintendimenti». La vicenda parte il 20 settembre, quando la Provincia di Cremona informa di un inquinamento rilevato il 26 giugno che interessa la ditta Flamma di Isso. Una settimana dopo Casale chiama l’ufficio ecologia della Provincia, che risponde che i pozzi da campionare non sono ancora stati individuati. Lo saranno solo il 19 dicembre, ma le analisi verranno effettuate dalla Flamma il 29 gennaio, comunicate ad Arpa il 9 febbraio, rifatte da Arpa nell’immediato e comunicate il 21 febbraio. Il 14 febbraio Casale chiede se gli inquinanti possono essere presenti nella falde del suo territorio e la Provincia risponde che attende da Arpa una valutazione tecnica per trarre le opportune considerazioni.