Omicidio Ogliari, nuove indagini: impronta a confronto dopo sette anni

È quella di un piede. L’ex moglie dalla Polonia acconsente alla “prova regina” ma l'impronta trovata nel garage fu definita "asessuata" perché coperta da una calza. Ogliari fu ucciso con un colpo alla nuca e altri quattro alla spina dorsale di Pier Giorgio Ruggeri

È il 31 ottobre 2007, i carabinieri setacciano il garage dove è stato trovato ucciso Ogliari

È il 31 ottobre 2007, i carabinieri setacciano il garage dove è stato trovato ucciso Ogliari

Crema, 18 marzo 2015 - Colpo di scena al secondo processo d’appello per l’omicidio di Angelo Ogliari, ieri nella seconda sezione della corte d’Assise d’appello a Milano. L’udienza è stata breve. I giudici, presidente, due magistrati a latere e quattro giurati, hanno esaminato gli atti della Cassazione, nei quali si ordina la ripetizione del processo d’appello e si invita a nuove indagini. Quindi, hanno deciso di nominare un perito perché verifichi le intercettazioni telefoniche di Edgar Fagraldines, compagno di Jolanta Lewandowska e con lei imputato nel procedimento per omicidio e hanno ordinato anche nuove indagini sull’impronta parziale di piede che era stata trovata nel garage di Angelo Ogliari, impronta lasciata nel sangue della vittima e che si sospetta sia della Lewandowska, ma che non si ha la possibilità di attribuire, in quanto lasciata da un piede che indossava una calza. Francamente, risulta difficile attribuire a qualcuno l’impronta. Già le precedenti perizie l’avevano definita asessuata. Si tratta di un piede del 37 e quindi che si poteva attribuire a una donna o a un ragazzino.

Ma a questo punto gli avvocati Martino ed Elisa Boschiroli, che da sempre patrocinano i due imputati, hanno chiesto una pausa e hanno contattato telefonicamente la loro assistita, che in questo momento è in Polonia, a casa sua, convincendola a lasciarsi prendere l’impronta del piede per fugare ogni dubbio e risolvere, anche questa volta, il processo a loro favore. «La nostra assistita – hanno detto i due avvocati – pur di chiudere per sempre questo capitolo che dura da oltre sette anni e non avendo nulla da temere in quanto sa perfettamente che quell’impronta non è sua, ha acconsentito a sottoporsi a questo esame».

E a quel punto il tribunale ha scelto come perito Giorgio Portera, che all’epoca dell’omicidio, 31 ottobre 2007, era tenente dei Ris di Parma e come tale aveva effettuato esami nel luogo del delitto, di mettere a confronto le due impronte e di riferire se sono o meno compatibili. Quindi, il tribunale ha rinviato all’8 aprile per incaricare i periti degli esami e al 7 luglio per ricevere quanto riscontrato. «I nostri due assistiti – hanno riferito Martino ed Elisa Boschiroli – non sono colpevoli di questo delitto, ma di certo hanno avuto la vita rovinata da anni di indagini e processi. Speriamo che sia la volta buona per mettere la parola fine a una storia infinita».

Ieri mattina a Milano nessuno dei due imputati si è presentato in aula. C’è da dire che nessuno crede che questo processo, comunque vada a finire, possa mettere fine a una vicenda che dura dal 31 ottobre del 2007, perché appare scontato un nuovo ricorso in Cassazione. La vicenda dell’assassinio di Angelo Ogliari scosse profondamente il cremasco, per il modo in cui l’uomo, diventato simbolo dei padri separati e privati dei figli, venne ucciso. Gli assassini, almeno due persone, stabilì la perizia, lo attesero nascosti nel suo giardino e, intorno alle tre di notte, quando Ogliari rientrò, lo aggredirono, fracassandogli la nuca con un oggetto contundente. Quindi Ogliari venne trascinato in garage, dove lasciò una lunga scia di sangue e da lì in bagno, dove venne messo a sedere e finito con quattro martellate alla schiena che gli fracassarono la spina dorsale. Le indagini ebbero moltissime pecche che portarono a ingarbugliare ancora di più il caso, tanto che non si è sin qui arrivati a scoprire gli assassini. «La procura ha indagato a senso unico solo contro i nostri assistiti – dicono gli avvocati Boschiroli. – Per questo motivo non si cava un ragno dal buco».