Omicidio Ogliari, l'impronta scagiona la ex

"Un altro punto per la difesa, qualora ce ne fosse ancora bisogno". Lo rivela, con soddisfazione, l’avvocato Martino Boschiroli che, con la figlia Elisa, difende Jolanta Lewandowska, già assolta da due tribunali, ma che è ancora costretta a dare spiegazioni alla Corte d’assise d’appello di Milano di Pier Giorgio Ruggeri

È il 31 ottobre 2007, i carabinieri setacciano il garage dove è stato trovato ucciso Ogliari

È il 31 ottobre 2007, i carabinieri setacciano il garage dove è stato trovato ucciso Ogliari

Crema, 28 maggio 2015 - «L'impronta non è sua. Altro punto per la difesa, qualora ce ne fosse ancora bisogno». Lo rivela, con soddisfazione, l’avvocato Martino Boschiroli che, con la figlia Elisa, difende Jolanta Lewandowska dall’accusa di omicidio, già assolta da due tribunali, ma che è ancora costretta a dare spiegazioni alla Corte d’assise d’appello di Milano, dove la Cassazione, lo scorso anno, ha deciso di far ripetere il processo.

Uno dei dubbi che era venuto ai giudici  era proprio quello dell’impronta di un piede piccolo, circa il 37 di scarpa, trovata nel sangue rappreso di Angelo Ogliari, ammazzato a martellate il 31 ottobre del 2007. Questa impronta era stata lasciata da un piede che calzava una calza, quindi senza possibilità di scoprire il Dna. Così, lo scorso aprile, il presidente della Corte d’assise d’appello aveva nominato Giorgio Portera (noto per il caso di Yara) come consulente e l’aveva incaricato di svolgere altre indagini. Portera aveva già indagato sul delitto Ogliari nel 2008, quando ancora era in forza ai Ris di Parma ed era stato chiamato dalla procura di Crema. Dopo aver trovato un accordo con la difesa, Portera ha effettuato l’esperimento dell’impronta giovedì scorso nella casa della vittima. Jolanta Lewandowska non si era opposta e aveva ‘prestato’ il suo piede sinistro. «E infatti – conclude l’avvocato Boschiroli – tra il piede che ha lasciato l’impronta nel sangue e quello della mia assistita c’è la differenza di un centimetro». Prossimo appuntamento in aula il 7 luglio.

di Pier Giorgio Ruggeri