Quando l’Africa era sul Po: spunta il fossile di leone

Fra i pioppeti di Cremona una mandibola del Pleistocene

La emi-mandibola fossile del leone scoperta a Cremona

La emi-mandibola fossile del leone scoperta a Cremona

Cremona, 25 luglio 2017 - Il re della foresta ha vissuto anche lungo il Po. Quella che poteva essere un’ipotesi scientifica, oggi ha la conferma di una prova, ovvero il ritrovamento di una parte di mandibola di leone risalente al Pleistocene. È stato consegnato alcuni giorni fa al Museo paleoantropologico di San Daniele un rarissimo fossile rinvenuto su una barra fluviale nei pressi di Cremona.

Un confronto tra il direttore Simone Ravara e Davide Persico, ricercatore e docente di Paleobiologia dell’Università di Parma, ha permesso di fugare i dubbi: si tratta di una emi-mandibola sinistra del grande felino, in eccezionale stato di conservazione, della lunghezza di circa 22 centimetri, e totalmente integra. «L’importanza di questo reperto è a dir poco straordinaria perché era l’ultimo tassello di un mosaico, quello dei carnivori fossili del Po, rappresentato dal top predator per eccellenza: il leone (Panthera leo)», spiega Persico. Numerosi sono i resti di leone rinvenuti sull’arco alpino ed appenninico ed in diverse parti d’Europa, ma per la Bassa questa è in assoluto la prima volta. «La Pianura Padana, durante alcune fasi della preistoria, è stata una sorta di Serengeti: grazie all’incessante attività di ricerca del Museo paleoantropologico del Po, sono stati ritrovati infatti fossili capaci di rievocare mandrie di bisonti, mammut, cervi, alci e altri erbivori predati da iene e leopardi e oggi possiamo affermare con certezza che tra queste magnifiche specie vi era anche il leone», continua Persico.

La colorazione beige chiara dell’osso, con i denti dall’arancione al verde scuro e nero, conferisce al reperto il tipico aspetto dei fossili delle alluvioni quaternarie del Po. Gli scenari aperti da questa scoperta coinvolgono la ricerca scientifica e l’esposizione museale. Il pezzo è già oggetto di un progetto di allestimento per il cui finanziamento il museo di San Daniele ha partecipato a un bando regionale. «Si potrebbe anche lavorare ad un’analisi genetica, previa autorizzazione della Soprintendenza, che potrebbe chiarire l’appartenenza del fossile ad una delle due possibili sottospecie di leone presenti anticamente in Europa: Panthera leo spelaea (leone delle caverne) o Panthera leo persica (leone asiatico). In entrambi i casi, il Leone del Po è stato un esemplare appartenente ad una specie originaria dell’Asia e migrata fino a colonizzare l’India, il Vicino Oriente, la Russia e l’Europa durante il Pleistocene superiore». Qualche tempo fa, una simile ricerca consentì di mappare il paleo-Dna di Pàus, l’ominide scoperto nel Po nel 2009. Questo importante reperto è stato recentemente esposto al Palaexpo di Roma nell’ambito della mostra internazionale che ha riscosso un notevole successo di pubblico. Alla fine di giugno Pàus è ritornato nella sua casa a San Daniele.