Abusi su minori, don Mauro Inzoli condannato a 4 anni e 9 mesi

Nella richiesta il procuratore aveva tenuto conto dello sconto di un terzo di pena previsto per il rito abbreviato e dell'attenuante relativa ai risarcimenti

Don Mauro Inzoli, 66 anni, leader carismatico  di Comunione e Liberazione, è accusato di abusi sessuali

Don Mauro Inzoli, 66 anni, leader carismatico di Comunione e Liberazione, è accusato di abusi sessuali

Cremona, 29 giugno 2016 - Il Tribunale di Cremona condanna a 4 anni e 9 mesi per don Mauro Inzoli per abusi sessuali ai danni di cinque ragazzi, il più piccolo di 12 anni e il più grande di 16 al momento dei fatti. Alle cinque vittime il sacerdote, che per trent'anni è stato a capo di Comunione e Liberazione a Cremona, aveva già risarcito il danno: 25mila euro a testa.

Il procuratore Roberto Di Martino del Tribunale di Cremona aveva chiesto la condanna a 6 anni di reclusione. Nella richiesta il procuratore aveva tenuto conto dello sconto di un terzo di pena previsto per il rito abbreviato e dell'attenuante relativa ai risarcimenti. Don Inzoli è stato condannato a 4 anni e 9 mesi, oltre al divieto di avvicinarsi a luoghi frequentati da minori.

"Nonostante la Santa Sede non si sia prodigata a fornire gli atti, sono contento perché si è giunti all'accertamento della verità" ha detto il procuratore Roberto di Martino, convinto che gli episodi di abusi sessuali siano "addirittura un centinaio, ma sono episodi non contestati, perché o prescritti o per i quali non vi erano gli estremi per procedere, ma andavano inquadrati nel contesto: la gravità del reato si desume da ciò che sta intorno". Il procuratore non entra nel merito degli abusi sessuali. Si è limitato a osservare che "ci sono alcuni particolari terribili". Ha ricordato il ritardo con cui sono state fatte le denunce, spiegando che "il timore di queste persone a denunciare questi fatti, ha ritardato l'emersione degli stessi". C'è stato, infatti, a suo dire, "grande imbarazzo da parte delle vittime a denunciare questi fatti a chicchessia, non dico all'autorità giudiziaria. Ma le famiglie ci hanno creduto poco, i vescovi non parliamone, perché non si pensava che questo personaggio potesse essere l'autore di questi fatti emersi con grave ritardo". "Leggendo le testimonianze - ha aggiunto - tuttora si avverte una fatica e un imbarazzo da parte dei ragazzi". Anche perché "le stesse vittime si rendevano conto di aver messo a loro volta in imbarazzo, le famiglie, nel cui interno in alcuni casi sono nate delle contrapposizioni. Si è creata tutta una serie di situazioni che non ha facilitato la cosa, comunque, meglio tardi che mai".

A circa due anni di distanza dall'esposto di Franco Bordo, deputato di Sinistra Italiana, del 28 giugno 2014, è arriva la prima sentenza di condanna. "La giustizia italiana ha fatto il suo corso - ha commentato il politico -. Dopo anni di silenzi, omertà e coperture, nonostante la mancata collaborazione da parte del Vaticano, in questo caso si è riusciti a ricostruire i reati legati a circa 20 episodi accertati, e purtroppo forse non tutti, che hanno portato prima al risarcimento delle vittime da parte del sacerdote, poi a questa condanna. Dopo questa sentenza rimangono la vicinanza al dolore delle vittime e tanta amarezza: se i fatti fossero stati denunciati da chi di dovere e con tempestività, alcune di esse non avrebbero subito quella terribile esperienza".