Cremona: "Agente aggredito da detenuto in carcere"

Sappe: prognosi di 6 giorni, episodio conferma i nostri allarmi su una situazione penitenziaria sempre allarmante

Polizia penitenziaria in carcere (foto di repertorio Ansa)

Polizia penitenziaria in carcere (foto di repertorio Ansa)

Cremona, 17 marzo 2017 - Agente della polizia penitenziaria aggredito da detenuto a Cremona. Lo denuncia in una nota Alfonso Greco, segretario regionale per la Lombardia del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, il SAPPE: "Nella giornata di martedì si è consumata l'ennesima aggressione ai danni di un Agente di Polizia Penitenziaria, una delle tante che ormai si consumano quasi quotidianamente presso gli Istituti di pena italiani e lombardi. Questa volta il teatro dell'evento è stata la Casa Circondariale di Cremona. Un detenuto di giovane età 25 anni circa, nigeriano, imputato per reati contro la persona, ha aggredito l'Agente di servizio in Sezione, cagionandogli 6 giorni di prognosi come riscontrato dai medici del pronto soccorso cittadino. Anche questo episodio non può essere sottaciuto perché è giusto render noto all'opinione pubblica le reali condizioni di lavoro degli uomini e donne della Polizia Penitenziaria. Risultato, ancora una volta, di quella sorveglianza dinamica tanto voluta dall'Amministrazione Penitenziaria per risolvere, a loro modo, la carenza di organico di Polizia, il tutto a discapito del personale operante. Nel caso in esame il detenuto sembrerebbe avere problematiche di natura psichiatrica e per questo motivo non si comprende il perché dell'assegnazione dello stesso presso una Casa Circondariale ordinaria piuttosto che in un centro specializzato. Al collega ferito va la solidarietà e la vicinanza del SAPPE".

"Questo episodio - aggiunge da Roma Donato Capece, segretario generale del Sappe - conferma i nostri allarmi su una situazione penitenziaria sempre allarmante. Contiamo ogni giorno gravi eventi critici nelle carceri italiane, episodi che vengono incomprensibilmente sottovalutati dall'Amministrazione Penitenziaria. Ogni 9 giorni un detenuto si uccide in cella mentre ogni 24 ore ci sono in media 23 atti di autolesionismo e 3 suicidi in cella sventati dalle donne e dagli uomini del Corpo di Polizia Penitenziaria. Aggressioni risse, rivolte e incendi sono all'ordine del giorno e i dati sulle presenze in carcere ci dicono che il numero delle presenze di detenuti in carcere è in sensibile aumento. Ed il Corpo di Polizia Penitenziaria, che sta a contatto con i detenuti 24 ore al giorno, ha carenze di organico pari ad oltre 7.000 Agenti...".

Da quando sono stati introdotti nelle carceri vigilanza dinamica e regime penitenziario aperto sono decuplicati gli eventi critici in carcere, concludono i sindacalisti del SAPPE. "Se è vero che il 95% dei detenuti sta fuori dalle celle tra le 8 e le 10 ore al giorno, è altrettanto vero che non tutti sono impegnati in attività lavorative e che anzi trascorrono il giorno a non far nulla. Ed è grave che sia aumentano il numero degli eventi critici nelle carceri da quando sono stati introdotti vigilanza dinamica e regime penitenziario aperto. Nell'anno 2016 ci sono infatti stati 39 suicidi di detenuti, 1.011 tentati suicidi, 8.586 atti di autolesionismo, 6.552 colluttazioni e 949 ferimenti". Il SAPPE conclude denunciando il ciclico ripetersi di eventi critici in carcere che vede coinvolti detenuti stranieri.

"'E' sintomatico", spiega il leader nazionale dei Baschi Azzurri, "che negli ultimi dieci anni ci sia stata un'impennata dei detenuti stranieri nelle carceri italiane, che da una percentuale media del 15% negli anni '90 sono passati oggi ad essere oltre 18mila. Fare scontare agli immigrati condannati da un tribunale italiano con una sentenza irrevocabile la pena nelle carceri dei Paesi d'origine può anche essere un forte deterrente nei confronti degli stranieri che delinquono in Italia'. Il dato oggettivo è però un altro: le espulsioni di detenuti stranieri dall'Italia sono state fino ad oggi assai contenute, oserei dire impercettibili. E credo si debba iniziare a ragionare di riaprire le carceri dismesse, come l'Asinara e Pianosa, dove contenere quei ristretti che si rendono protagonisti di gravi eventi critici durante la detenzione".