Brescia, 22 maggio 2014 - Confermato l'ergastolo, dopo oltre sette ore di Camera di consiglio, da parte della corte d’Assise d’appello di Brescia in merito al caso Iori, l’oculista condannato in primo a grado all’ergastolo perché ritenuto colpevole di duplice omicidio nei confronti della sua ex amante Claudia Ornesi, 43 anni, e della loro figlia Livia di due anni e mezzo, fatti avvenuti nella notte dal 20 al 21 luglio 2011 e per i quali è stata pronunciata una prima sentenza dalla corte d’Assise di Cremona.

"Ditemi che è successo davvero e non sono in un incubo" - si è rivolto incredulo Iori ai suoi avvocati. Per lui all'ergastolo si somma a due anni di isolamento, la perdita della patria potestà, 400mila euro da corrispondere alla madre della vittima e 200mila alla sorella. "Ce lo faranno morire in carcere - ha gridato Paola Carosella, madre dell'ex primario al termine della sentenza -. Un innocente tenuto dietro le sbarre come fosse un delinquente!". "E' finita come doveva finire - ha invece dichiarato Pasqua Facchi,  madre della vittima -. Mi dispiace che ci siano persone che soffrano ma mi auguro che Iori possa aprirsi al pentimento". "Se lo avessero assolto sarebbe stato come uccidere Claudia una seconda volta - ha commentato la sorella della vittima -. Sono un'insegnante che ama i suoi alunni come dei figli. Dirò loro di credere sempre nella giustizia".

IORI PARLA IN AULA - Dopo le repliche delle parti, l'ex primario ha fatto dichiarazioni spontanee per circa un quarto d'ora. Appena ha preso la parola, mamma Pasqua, papà Gianstefano e zia Paola, parenti della vittima Claudia Ornesi, sono usciti. Paola, poi, è rientrata per ascoltare. “Parlerò una manciata di minuti per farmi conoscere", ha esordito Iori. "In questo momento voi avete in mano tutta la mia vita e anche quella della mia famiglia che mi e’ rimasta perché quello di Livianon è l’unico grave lutto che abbiamo dovuto sopportare in questi ultimi anni. Vorrei far sentire il mio stato d’animo da quel giorno in cui ho ricevuto la telefonata in cui mi dicevano che mia figlia Livia e Claudia erano morte. E’ una telefonata che mi martella in testa da anni, uno stato di tilt, di non consapevolezza all’inizio. Io dopo qualche giorno telefonai all’ispettore Bulloni, è come se mi fossi sentito anestetizzato. In questi casi la botta non era stata ancora assorbita, ed è così. Poi sono arrivati i sensi di colpa, e sono tanti".

L'ex primario spiega: "Il primo: probabilmente ho illuso Claudia, ci volevamo bene, ci trattavamo bene. Quella di Livia sarebbe stata una crescita armonica. Il secondo: la mia personalità e’ quella dell’uomo del compromesso. Rifuggo da ogni posizione drastica. Non mi sono accorto del disagio di Claudia, si vede che tutti e due siamo bravi a dissimulare. I medici non dovrebbero prendersi cura dei propri familiari perché rischiano di sottovalutare i segni. La lettera ha rotto questa dissimulazione, ma io non mi sono reso conto. Livia sarebbe stata comunque introdotta nella sua famiglia. C’era già una  cameretta pronta per lei e i suoi fratelli. Pensavo a programmare per Livia e non per Claudia. E’ stato il mio errore. Poi la consapevolezza e’ arrivata tutta nella sua enormità. Quando ti muore un figlio non c’e’ più’ niente in cui credere, questo dolore non passa, non si può pensare che una persona possa fare qualcosa del genere, possa eliminare parte di se’ stesso. Può farlo solo un folle o un drogato. Neanche nei libri e nei film si uccidono i propri figli. Vuol dire condannarsi per tutta la vita”. Poi si è rivolto agli avvocati che l’hanno difeso in primo grado: “Mi dicevano che le prove erano tutte a nostro favore, che io ero in carcere in attesa perché in Italia funziona così. Poi la delusione. Le prove mi scagionavano tutte, gli avvocati non mi hanno fatto interrogare, io volevo farmi conoscere, e allora ho rilasciato dichiarazioni spontanee. Volevo augurarvi buon lavoro, confido nel vostro buon senso”.

LE REPLICHE DELLE PARTI - Prima delle dichiarazioni spontanee di Iori, ci sono state le repliche delle parti. “Un quadro granitico di elementi indiziari costituiscono la prova che Iori ha commesso il crimine”, ha detto il procuratore generale Domenico Chiaro nelle ultime repliche del processo contro l’ex primario dell’ospedale di Crema. “Se assolverete Iori”, ha detto Chiaro rivolgendosi alla corte, “condannerete Claudia ad avere ucciso la sua bambina”. E poi, rivolto allo stesso imputato: “Iori confessi di essere l’omicida. Sarebbe l’unico modo per onorare la memoria di una persona speciale quale era Claudia e della sua bambina”. Per l’avvocato di parte civile Marco Severgnini, che ha parlato anche a nome della collega Eleonora Pagliari, “i dubbi insinuati dalla difesa sono privi di radici”. “Inspiegabile”, per il legale, “la povertà’ di tracce nella casa di via Dogali”. Per la difesa ha replicato l’avvocato Michele Bontemp:  “Cosa dovrebbe confessare Iori”, ha detto Bontempi, riferendosi all’invito del procuratore, “se e’ innocente?”.

di Gabriele Moroni