Pizzighettone, 23 aprile 2014 - Barche ferme. La Protezione civile abbandona l’Adda e il Po. Una scelta amara, fatta non per mancanza di volontà o di uomini, ma perché non ci sono più soldi per il carburante e la riparazione dei motori.

«Sembra che tutto sia dovuto a tutti. Noi ormai le attività che dobbiamo svolgere lungo il fiume le facciamo solo dalla sponda, le barche le lasciamo ferme, anche per una questione di sicurezza e affidabilità: i motori devono essere sostituiti e ogni tanto si spengono all’improvviso», racconta Giuseppe Papa, presidente del gruppo di Protezione civile Anai di San Bassano, con base operativa nei capannoni dell’ex Genio di Pizzighettone.

«Lo abbiamo detto e ripetuto più volte, ma evidentemente va bene così, solo quando non facciamo più le cose allora ci vengono a dire che le dobbiamo fare. Ma noi siamo volontari e in questo modo non possiamo andare avanti», continua Papa sfogando una certa amarezza. Ogni anno il gruppo Anai svolge un’attività intensa di pulizia lungo le rive dell’Adda, soprattutto sotto le pile dei due ponti, il Salvo d’Acquisto e il Trento e Trieste, dove i tronchi portati dalla corrente durante le piene costituiscono anche un serio problema per la sicurezza dei manufatti.

Nel corso dei mesi, mediamente, vengono raccolti centinaia di sacchi pieni di immondizia, al punto che si potrebbe caricare anche un camion. «Adesso però è in gioco anche la nostra dignità», sottolinea Papa. Sulla situazione di oggi ha pesato anche il furto che l’associazione ha subìto qualche anno fa, quando in una notte vennero svuotati i magazzini e rubate tutte le attrezzature di valore, compresi i fuoribordo delle barche.

Un colpo da migliaia di euro rimasto senza responsabili. E che la crisi per le associazioni di Protezione civile sia piuttosto diffusa, lo dimostrano anche dinamiche simili che si verificano in altri paesi, sempre nella zona. Ad esempio a Spinadesco un altro gruppo storico, Il Nibbio, da mesi ormai è costretto a operare sul Po utilizzando al massimo una canoa: «Non abbiamo soldi per mettere la benzina dentro le barche», sottolinea il presidente, Fabio Guareschi. Quindi tutte le attività, compresa quella di polizia ambientale, vengono effettuate a «colpi di pagaia»: una situazione che rende impossibile svolgere molti compiti.