Crema, 22 gennaio 2014 - Al tribunale di Cremona ieri in aula cinque agenti della Polstrada di Crema, imputati di gravi reati: rivelazione di segreto d’ufficio, falsità ideologica, diffamazione, sequestro di persona e violazione di domicilio. Tutto questo in seguito alla loro denuncia nei confronti di un ragazzo di 25 anni di Soresina, accusato da due stranieri di aver ceduto loro stupefacenti. Il giovane, qualche giorno dopo l’interrogatorio nel distaccamento della Polstrada di Crema, era stato trovato morto impiccato nella sua stanza. Aveva lasciato una lettera d’addio alla mamma nella quale si dichiarava dispiaciuto di averla delusa e le chiedeva scusa. L’udienza di ieri mattina ha permesso di ascoltare la versione dei fatti di tre degli agenti. Prima di loro c’è stata una testimonianza breve ma choccante. Un amico di Anton Alberti, il 25enne trovato impiccato, ha raccontato particolari molto crudi.

Ha detto che il ragazzo era molto provato sia dal fatto che la madre naturale si fosse suicidata impiccandosi, sia dalla morte prematura del padre, per tumore. «Anton aveva già cercato la morte tre giorni prima ed era stato salvato dalla sua fidanzata - ha detto il testimone -. Inoltre, mi diceva che avrebbe voluto seguire l’esempio di sua mamma». Poi hanno parlato i tre agenti. Donato Pingaro ha ricordato quell’11 settembre 2012: «Ero con il collega Massimo Tomasoni (anche lui indagato, ndr) e stavamo multando un autoarticolato scortato in pesa. Il collega era in auto perché si era strappato i pantaloni. Ha ricevuto lui la richiesta di andare in appoggio alla pattuglia che aveva sorpreso due stranieri con dello stupefacente. Quando siamo arrivati a Soresina, ho visto i due stranieri nell’auto dei colleghi e uno degli agenti, Christian Turri, avviarsi verso un vicolo. L’ho seguito a distanza e l’ho visto parlare con una donna (la mamma adottiva di Anton, ndr) e poi comparire un giovane a dorso nudo (Anton, ndr). Il collega mi ha fatto cenno che andava tutto bene, mi sono fermato a distanza e dopo qualche minuto è tornato sui suoi passi seguito da Anton. Mi ha spiegato che il giovane non aveva a disposizione l’auto e che l’avremmo portato noi al distaccamento di Crema».

Quanto successo è stato confermato anche da Massimo Tomasoni, il quale ha raccontato dei suoi pantaloni strappati e dell’inopportunità a scendere dall’auto. Infine, è stata la volta del comandante del distaccamento di Crema, Mario Crotti. Per lui un fuoco di fila di domande di circa un’ora: «Sapevo di quanto era in corso a Soresina perché informato dai miei uomini. Loro hanno agito in autonomia perché hanno un’esperienza di almeno 15 anni. Nessuno ha fatto qualcosa di sbagliato. Per quanto riguarda la rivelazione di segreto d’ufficio, sono autorizzato dal comandante provinciale a parlare con la stampa e so cosa posso e non posso dire». Il presidente del collegio, Pio Massa, al termine di oltre quattro ore di interrogatori, ha rinviato al prossimo 11 marzo per ascoltare gli ultimi due agenti e al 14 aprile per le conclusioni e la sentenza.